Vuoto apparente
Una scala per l'arte, Midlestairs
di Lorenzo Buongiovanni

Nell’attraversamento di un gruppo di artisti giovani del paesaggio metropolitano di Napoli, si è posta una struttura particolare. Le Scale a San Potito, nell’involucro di una struttura d’epoca, sono lo scenario in cui Veronica Bisesti, Antonio Della Guardia, Fabrizio Monsellato e Salvatore Ricci hanno scelto di realizzare un’esposizione di lavori in situ. La natura della scalinata, uno spazio interstiziale del tessuto urbano, è l’involucro in esaltazione della mostra a tempo, durata il solo giorno 24 febbraio, intitolata Midlestairs. Raccontano i giovani artisti che nello scoprire questo luogo hanno vissuto la straniante esperienza di trovarsi all’interno di un palazzo, accolti da uno scalone che non conducesse altrove che ad una uscita in cima alla costruzione, la quale apre sulla strada sovrastante l’ingresso, via Pessina. Lo spazio, oggetto di un attivismo artistico abusivo, è stato occupato con interventi disturbanti la chiusa dello scalone, un involucro vuoto, e ne realizzano un’estensione. Questi lavori sono le esaltazioni del luogo, che è uno stargate, una passaporta tra due accessi alla città. Gli scaloni a San Potito sono stati vissuti da questi artisti come un movimento ascensionale e discendente, plausibilmente una riflessione architettonica sui concetti di immanente e trascendente.

Due videoinstallazioni realizzate con gli schermi di due smartphone, apparentemente smarriti lì, sono in realtà le narrazioni circolari di Veronica Bisesti e Antonio Della Guardia, che costringono i fruitori passanti a sbirciare nelle finestrelle a colori dei cellulari per scoprire l’opera. Il posizionamento di questi due lavori nello spazio è strategico nell’accentuare i pericolanti punti d’appoggio a filo del muro e sul corrimano della scalinata, portando lo sguardo a sbattere contro il perimetro della struttura o in fuga nel precipizio della tromba delle scale.

.Veronica Bisesti, An eye for an ear, Midlestairs – Scale a San Potito, 24 febbraio 2016

Antonio Della Guardia, Chewing method, Midlestairs – Scale a San Potito, 24 febbraio 2016

Il lavoro di Fabrizio Monsellato realizza un paesaggio celeste. Egli rende plasticamente delle nubi, ponendole arroccate alla grata in ferro del lucernario. L’artista scrive delle parole sopra queste nuvole la cui sovrapposizione alla grata, dalla quale si legge in scorcio il cielo esterno, reale, suggerisce la natura interiore, spirituale, del luogo in cui ci troviamo.
A ricondurci alla realtà imprescindibile dello spazio urbano, che è politica, economica, sociale, vitale, è Salvatore Ricci, il quale realizza una affissione sulle mura delle scale a San Potito. Pone un annuncio di scomparsa di una persona, forse l’artista stesso, con un numero. Suggerisce una performatività, innescata da un appello allo spettatore. L’artista provoca la curiosità di scoprire cosa ci sia oltre il messaggio sensazionale e criptico dell’annuncio, così che si telefoni a quel numero, un gesto perfettamente plausibile in un luogo attraversato da molte persone ogni giorno.
 La natura di questa azione di gruppo è stata proprio di fare in modo che le persone si interessino agli oggetti nel quotidiano attraversamento della città, comincino a interrogarsi sull’intimità del luogo pubblico.

Fabrizio Monsellato, Clouds
, Midlestairs – Scale a San Potito, 24 febbraio 2016

Salvatore Ricci, Aiutateci a trovarlo, Midlestairs – Scale a San Potito, 24 febbraio 2016

Con Midlestairs questi giovani artisti hanno trasformato un luogo apparentemente senza interesse, spento, in un passaggio d’arte in verticale, proprio in ragione dello spazio vitale della città, che è l’interstizio, il vicolo, la scalinata vorticosa. Ieri un ospizio ai tempi dei bombardamenti, oggi una galleria d’arte temporanea, domani chissà.

.

.

Lorenzo Buongiovanni è un artista e giornalista indipendente nato a Napoli nel 1994.