Discomfort
Modelli Abitativi per una Vita Difficile
Housing Models for a Difficult Life
di Vanessa Alessi

«Il progetto sin dal titolo vuol aprire interrogativi e continuamente ribaltarli anche grazie all’uso dell’ironia, come tattica di sovvertimento del significato e del senso. Di quali modelli abitativi stiamo parlando? Cosa significa ad oggi una vita difficile? In che modo siamo e stiamo nel dis-agio, ovvero fuori dalla zona di comfort? E in che modo fuggiamo da esso?» (Giulia Crisci, 2016).

Modelli Abitativi per una Vita Difficile _ Housing Models for a Difficult Life è una ricerca aperta che esplora il concetto di scomodità esistenziale attraverso una serie di tentativi che suggeriscono nuovi modi di stare al mondo. Un’operazione che mette in dubbio l’atto stesso dell’abitare come uno sforzo teso verso la zona di comodità, suggerendo nuovi immaginari che, fuoriuscendo da questa zona, destabilizzano le nostre abitudini confondendone i limiti tra pubblico e privato, domestico ed estraneo, intimo ed esposto. Questo lavoro parla del vivere a partire da un desiderio di spazio. Il desiderio di costruire ovunque la propria idea di “casa” può nascere nelle pause tra uno spostamento e un altro, durante una vacanza, un viaggio in treno. In tempi lunghi o brevissimi l’idea del “sentirsi a casa” tendiamo a costruirla sempre intorno a noi, è un desiderio a cui la natura umana non può sfuggire. Questa ricerca esplora la scomodità del vivere, una condizione socialmente diffusa oggi, sebbene relativa nella misura in cui ciò che viene percepito come “scomodo” per qualcuno, potrebbe risultare un lusso per altri. Un aspetto importante della scomodità è il suo potenziale di “ricchezza”, infatti affinchè il nostro corpo sia scomodo, bisogna disporre di una serie di oggetti e spazi come presupposto al nostro fastidio. Una scomodità che stuzzica il gioco e la provocazione in uno spazio inteso come dubbio.

Vanessa Alessi, foto annuncio per cercare una stanza in affitto a Berlino
scatto col cellulare. PH: Yurj Zini

Un aspetto di questa ricerca è dedicato al ruolo delle abitudini nel viviere quotidiano. La “forma” che assumono queste azioni nello spazio è un’immagine aperta che aspira a veicolare abitudini altre. Le abitudini sono contagiose, definiscono molto bene ciò che desideriamo e dunque ciò che siamo, plasmano la nostra identità nello spazio che abitiamo e viceversa vengono ridisegnate su misura dallo spazio. Pur occupando un ruolo fondamentale nella nostra vita, le nostre abitudini vengono poco considerate nella progettazione degli spazi e nella definizione degli standard abitativi. Distruggere la natura propria delle abitudini che è quella di farci sentire sicuri, protetti, comodi, stabili, per spingersi verso azioni che ci rendono la vita più scomoda, fastidiosa, precaria, è un atto di coraggio, che per scelta o per necessità ci costringe a ri-vedere ciò che ci circonda, che spesso per quanto disagiate cattura tutta la nostra indifferenza. Questa ricerca procede per tentativi spontanei che sono un invito a disobbedire, a disabituarsi, a mettere in discussione azioni ordinarie come dormire, passeggiare, guardare un film. Un’operazione che non aspira a niente se non ad instillare un dubbio su ciò che definiamo quotidiano tramite l’ironia; un pensiero scomodo che come una lieve scossa di terremoto ci spinge a cercare riparo sotto un tavolo, e percepire per lunghi attimi lo spazio circostante nel qui e ora, fuori dai confini del domestico, dell’ovvio, del comfort. E questa spinta, questo sforzo teso verso la disabitudine, pur suggerendo l’evasione, in realtà ci tiene banalmente ancorati al reale – da cui nessuno può sfuggire – ridendoci su.

Se avessimo saputo che cosa stavamo facendo non l’avremmo chiamata ricerca, giusto?
(Albert Einstein)

Sleeping in loop
Ho cominciato gli sleeping in loop in occasione della residenza artistica ai Bocs di Cosenza nel 2015. Durante lo studio visit ho dormito in loop su un tappetino yoga sulle scale del mio studio temporaneo. La diagonale è una bella via di mezzo tra l’orizzontalità che suggerisce il riposo, e la verticalità che suggerisce la veglia, quindi ideale per la meditazione. Lo sleeping in loop può essere praticato in vari modi e in vari luoghi.

 Vanessa Alessi, Modelli Abitativi per una Vita Difficile / Sleeping in loop su un tappetino yoga sulle scale
[Bocs artist residency]
scatto col cellulare. PH: Tothi Folisi, Cosenza, 2016

La Collezione Boros vanta una straordinaria raccolta di opere d’arte contemporanea acquisite dai coniugi Boros, ed esposte all’interno di un bunker a Berlino. Mentre visitavo la mostra ho dormito in loop in un sottoscala di passaggio.

Vanessa Alessi, Modelli Abitativi per una Vita Difficile / Sleeping in loop sotto le scale
[Boros Collection] scatto col cellulare. PH: Yurj Zini_Berlino, 2016

Il Caffè Internazionale è uno spazio artistico-musicale fondato da Stefania Galegati e Darrell Shines nel cuore del centro storico di Palermo. Lo spazio espositivo si trova in un vano a piano terra senza riscaldamento, con una saracinesca aperta verso il cortile interno. Durante l’opening della mia mostra ho dormito in loop all’interno di una canoa con una copertina di lana. La canoa corredata da coperta è ideale per dormire all’aperto perchè protegge dal freddo, è possibile nascondere al suo interno gli effetti personali, ci si può scomodamente dondolare.

Vanessa Alessi, Modelli Abitativi per una Vita Difficile / Sleeping in loop dentro una canoa con una copertina
[Caffè Internazionale] Palermo, 2016

Air B&Me: mi confronto con un ospite B e con le nostre diverse soglie di scomodità condividendo lo stesso spazio.
Il concetto di scomodità è estremamente personale e legato al qui e ora. La scomodità cambia come la soglia del dolore da persona a persona. Il limite del sentirsi scomodo varia con il tempo anche all’interno della stessa persona. La soglia della scomodità può toccare l’assenza per i meno fortunati, fino ad arrivare come un elastico a toccare i picchi del radical chic (come il caso della ben nota principessa sul pisello che non riusciva a dormire perchè c’era un pisello sotto il cuscino). Anche la sola presenza di chi ci circonda influisce sulla nostra percezione dello spazio domestico che può risultare confortevole, angusto, solare solo in base al rapporto che si crea tra i suoi abitanti. Condividere la scomodità altrui può essere molto utile a rivalutare la nostra soglia di scomodità.

Vanessa Alessi, Kit Air bnb
sgabello, asciugamano da bidet, lenzuola, federa, copertina, materassino gonfiabile sgonfio,
cuscino gonfiabile sgonfio, coperta, cassetta di pronto soccorso, shampoo, ferro da stiro, luce di segnale di soccorso, 130x45x45 cm, 2016

Vanessa Alessi, Air B&Me / termini e condizioni
opuscolo realizzato con gli screenshot dell’annuncio su Air bnb, pg.3, Palermo, 2016

Vanessa Alessi, Air B&Me / termini e condizioni
opuscolo realizzato con gli screenshot dell’annuncio su Air bnb, pg.6, Palermo, 2016

Fabio, ospite Air B&Me
foto al risveglio al Caffè Internazionale, Palermo, 2016

Air B&Me / recensioni degli ospiti
screenshot da Air bnb, Palermo, 2016

Air B&Me / recensioni degli ospiti
screenshot da Air bnb, Palermo, 2017

Proiezioni in diagonale
Proiettare di notte un film posizionando il proiettore in posizione obliqua. Per chi volesse ripetere questa azione è consigliato inclinare il proiettore in modo che il film suggerisca la salita e non la caduta. A Palermo nello spazio espositivo del Caffè Internazionale è stato proiettato il film “Pane e Cioccolata” in diagonale. Il film è stato scelto da un ospite Air B&Me. La proiezione in diagonale è ideale per condividere un film sulla migrazione italiana perchè mantiene i pensieri in diagonale.

Vanessa Alessi, Proiezioni in diagonale [Pane e Cioccolata]
proiezione al Caffè Internazionale, Palermo, 2016

L’appendi-mente ovvero come raggiungere il nirvana in pausa pranzo
Chiunque può disporre di un’appendi-mente basta poggiare il gomito su un tavolo e posizionare il pollice della mano sinistra nell’insenatura che si trova tra la fine della fronte e l’inizio del naso. Usate il vostro pollice come un appendino che regge la mente e chiudete gli occhi. Lo si può usare in qualsiasi momento di pausa della giornata, basta avere il pollice sempre con voi. L’appendi-mente è ideale per raggiungere il nirvana in pausa pranzo perchè fa uscire i pensieri dalle orecchie.

 Vanessa Alessi, L’appendi-mente, ovvero come raggiungere il nirvana in pausa pranzo
scatto dal cellulare, 2017

Walking the heater / la stufa di compagnia
Questa azione è del tutto inutile ma divertente per chi vi osserva. Si porta a passeggio una stufa a rotelle utilizzando il filo come guinzaglio. Dei piccoli fastidi per chi ama la compagnia. La stufa di compagnia è ideale per l’incontro.

Vanessa Alessi, La stufa di compagnia, Palermo, 2016
scatto col cellular. PH: Giulia Crisci

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Vanessa Alessi nasce a Palermo e vive oggi a Berlino. Si laurea in Architettura al Politecnico di Milano dove collabora con il gruppo di ricerca in pianificazione urbana diretto da Maurizio Carones. Nel 2008 consegue una seconda laurea in Scenografia a Praga alla AMU Accademy of Performing Arts. Con l’opera da camera Monsters of Grace riceve l’AMU Dean’s Award 08. Nel 2013 con W-HOLE – un progetto itinerante che riflette sul concetto di identità postmoderna- si aggiudica il secondo posto al Premio Terna 05. Nel 2016 riceve il premio offerto dalla Fondazione Zegna in occasione del modulo di residenza UNIDEE condotto da Martino Gamper. Il suo lavoro è stato presentato in diverse gallerie e istituzioni, in Italia e all’estero. Tra queste: Caffè Internazionale (Palermo, 2017); Art-House (Scutari, Albania 2016); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino, 2016); Kreuzberg Pavillon (Berlino, 2014); Schau Fenster (Berlino, 2014); Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano (Roma, 2014); Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento / Giardini di Villa Aurea (Agrigento, 2014); Tempio di Adriano (Roma, 2013). alessivanessa.tumblr.com