Italianità
Mai Morti:
gruppi e reti del nazionalismo (neo)fascista sul web.
Da boia chi molla al fascio-pop
di Pasquale Napolitano e Pierluigi Vitale

Abstract

La disponibilità di notevoli quantità di dati, insieme con gli strumenti per la loro analisi sta avendo effetti in numerosi campi della ricerca sociale – dai processi economici a quelli di formazione ed evoluzione dei processi identitari e neo-comunitari.
Sulla scorta dell’esperienza del filone Software Studies, intrapreso da Lev Manovich presso l’UC di San Diego, la ricerca si propone di esplorare le conseguenze dell’utilizzo di metodi di calcolo per lo studio di uno dei principali fenomeni sociali – oltre che filone iconografico e narrativo – che hanno costituito un aspetto di paradossale continuità nel racconto dell’identità italiana: il nazionalismo radicale, in particolare di matrice neo-fascista.
Il contributo si propone altresì di sviluppare metodi e strumenti che consentano ad umanisti, ricercatori estetici e scienziati sociali di lavorare su grandi quantità di dati secondo questo particolare punto di vista. Il contributo proposto va quindi proprio in questa direzione: utilizzare l’analisi e la visualizzazione dei contenuti estrapolati dai social media (foto degli utenti e dei gruppi, date, i luoghi, tag, like ed altre tipologie di metadati) per studiare schemi sociali, culturali, identitari, e, di conseguenza, rappresentare questi processi su scale spaziali e temporali.
Nello specifico, questo piccolo contributo si propone di mappare l’attività dei gruppi neofascisti italiani sui social media, per analizzarne le categorie semantiche chiave condivise tra i diversi gruppi, il legame con altri gruppi politici, sociali, religiosi, in sintesi, di che parole parlano e sono parlati.
Il risultato è una fotografia dell’attività delle comunità neo-fasciste (e para-fasciste) in rete, uno sforzo di definizione di un immaginario, coerentemente con la modalità di scrittura performativa (Austin, 1962) alla base della presenza di ciascun utente sui social, in particolare se iscritto in una dimensione comunitaria.
Tema questo ancor più sensibile se inserito in un contesto storico di rinnovato vigore delle mobilitazioni “populiste” o “nazional-populiste”, che costituiscono una costante dell’identità italiana ed europea.

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1. Intro: perché il nazionalismo (neo) fascista

Abbiamo deciso di analizzare il fenomeno del nazionalismo come elemento costitutivo della categoria dell’italianità, non solamente per le ovvie ragioni storiche, quanto piuttosto in un senso più profondo – diremmo quasi bio-politico – nella strutturazione dei rapporti di potere all’interno del maelstrom sociale italico, quella sorta di “scatola vuota” che poi si è configurata nell’attuale sistema democratico.

Già Pier Paolo Pasolini, nel suo visionario e lucidissimo testamento artistico, Salò o le 120 giornate di Sodoma, mostra come il corpo, da possibile strumento di liberazione, fosse in realtà l’ultimo ed irriducibile strumento di consumo, l’oggetto desiderante da consumare, da portare al nulla; per argomentare ciò, Pasolini ambienta la narratio del suo lungometraggio in epoca fascista, riuscendo così ad evidenziare proprio l’aspetto più profondo del fascismo quello “tecnico”, così come pure questo suo essere ideologicamente efficace ed efficiente, in quanto predisposto per vocazione ad accogliere quegli aspetti del capitalismo globale che oramai mostrano il loro volto per intero: la diseguaglianza, la polarizzazione di ricchezza, il desiderio di consumo portato al feticismo (si veda a tal proposito l’attenzione morbosa che la nostra epoca riserva al cibo).

Questa dimensione mitopoietica sospesa tra autoritarismo e consumismo, che oggi definiremmo “tecnica”, ben lungi da essere un fenomeno assimilabile solo ad una certa fase storica o solo alla realtà italica, assolve ad una funzione sociale ben precisa: la riduzione della complessità tramite la conciliazione di strutture organizzative ed immaginarie apparentemente inconciliabili. Questo aspetto viene evidenziato molto bene da Gunther Anders (1995), per il quale il nazismo (e nella nostra disamina, analogamente il fascismo) sia l’avamposto di una tendenza profonda della modernità: “La tecnica che il Terzo Reich ha avviato su vasta scala non ha ancora raggiunto i confini del mondo, non è ancora “tecno-totalitaria”. […] Questo, naturalmente non ci deve consolare e soprattutto non ci deve far considerare il regno (“Reich”) che ci sta dietro come qualcosa di unico e di erratico, come qualcosa di atipico per la nostra epoca o per il nostro mondo occidentale, perché l’operare tecnico generalizzato a dimensione globale e senza lacuna, con conseguente irresponsabilità individuale, ha preso le mosse da lì”. E ancora: “l’orrore del regno che viene supererà di gran lunga quello di ieri che, al confronto, apparirà soltanto come un teatro sperimentale di provincia, una prova generale del totalitarismo agghindato da stupida ideologia” (G. Anders, 1995, p. 66).

Franco “Bifo” Berardi, in un suo recente articolo (2016) individua tre categorie del nazionalismo, dimostrando come siano messe continuamente in scena nel dibattito politico e sociale contemporaneo:
“Il primo è quello di cui parla Anders: il primato del funzionale, il primato della perfezione tecnica rispetto alle forme irregolari della vita. Non c’è dubbio che questo primato è oggi riproposto dalla governance tecno-linguistica, modalità di dominio post-politico del capitalismo finanziario, ma di per sé questo non basta per definire il capitalismo finanziario come nazismo.
Il secondo carattere è la trasformazione della frustrazione operaia in aggressività nazionale in fasi di impoverimento e di umiliazione del fronte del lavoro. Ma è anche quello che oggi accade in paesi come la Polonia, il Regno Unito, l’Ungheria, e si prepara ad accadere in Francia. Neppure la reazione anti-globalista che si sta scatenando nel mondo e particolarmente in Europa, basta a mio parere per definire pienamente come nazismo la condizione presente.
Il terzo carattere è quello che riusciamo a cogliere soltanto se ci poniamo in una prospettiva di tipo evolutivo, meta-storico. Un filone profondo (profondissimo) dell’inconscio planetario tardo-moderno: il sentimento del declino della cultura bianca occidentale.”
Specialmente questa terza caratteristica pare oramai parte ontologica dell’occidente, già a partire dal suo etimo (Galimberti, 2005)3.

In ultimo si rende inevitabile la considerazione, forse più prosaica, che testimonia di un periodo storico presente di rinnovato vigore delle forze di destra xenofoba e nazionalista, soprattutto in Europa, e non a caso, come una sorta di rivolta delle minoranze rumorose contro lo strapotere dei “partiti glutinum” della maggioranza silenziosa (Zizek 2013), che in tutta Europa si svestono degli strumenti ideologici moderni, facendo propri, in un’ottica sempre più “né’ di destra né’ di sinistra” (Wu Ming 2011), i principi di buona governance aziendale. Secondo Žižek, a questo proposito, i tecnocrati che dirigono Bruxelles e i partiti euroscettici rappresentano due lati di una stessa medaglia, in cui la politica è essenzialmente gestione apolitica compiuta da esperti e coordinamento degli interessi, ed in cui l’unico modo per introdurre passione, per mobilitare le masse è di agire attraverso la paura: paura degli immigrati, paura della criminalità, paura dell’empia depravazione sessuale, paura di uno stato eccessivo, con le sue tasse elevate,etc.4

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2. I gruppi: Base di dati e Metodo

L’analisi di questo network si fonda su una possibilità meccanica messa a disposizione da Facebook. I gestori delle pagine hanno la possibilità di segnalare sui propri spazi delle altre pagine, andando a delineare un network di connessioni tra luoghi di conversazioni che si interconnettono per effetto di like tra pagine. La prima fase di un’analisi di questo tipo consiste nella selezione di pagine pertinenti alle finalità di ricerca, individuate interrogando il motore di ricerca interno Facebook Search con le query: fascista, fascisti, fascismo, mussolini, mvssolini, duce, dvce e benito. Dai risultati ottenuti sono state selezionate le 10 pagine che contassero il maggior numero di adesioni, e quindi di attività.5

Una volta selezionate queste pagine si è proceduto ad individuare per ognuna di queste l’identificativo unico mediante un tool disponibile online: lookup-id, che su specifica interrogazione converte l’url della singola fanpage nell’id corrispondente.6
Ottenuto l’id delle pagine selezionate per la rilevazione, si procede all’estrazione delle informazioni di rete mediante un’applicazione disponibile all’interno di Facebook: Netvizz.7
Un database elementare di un grafo di rete si compone di due liste di id: source e target, in cui vengono inserite tutti gli identificativi delle pagine e le rispettive connessioni. Tra le diverse facoltà di estrazione predisposte da Netvizz, è stata utilizzata la funzione “page like network” che su inserimento dell’id consente l’esportazione di un file in formato graphml, leggibile con software di network analysis. E’ possibile selezionare la profondità di analisi su una scala da 0 a 2.Inserendo valore 1 l’applicazione produrrà un network basato unicamente sulle connessioni dirette tra la pagina di cui si inserisce l’id e le pagine a cui questa ha attribuito un like. Inserendo, invece, il valore 2, Netvizz restituirà un secondo livello di profondità andando ad individuare le pagine relate alle pagine che sono state individuate al primo livello. Si è scelto di procedere con entrambi i tipi di interrogazioni, così da avere una panoramica sul network di primo livello e su un network complessivo delle connessioni di secondo livello.
Una volta estratti i file in formato graphml, si è proceduto alla visualizzazione degli stessi mediante Gephi.8
Aggregando in un unico network tutti i file delle estrazioni di primo livello, si è proceduto al calcolo delle statistiche di network diameter. Questa stessa operazione è stata effettuata per le estrazioni fino al secondo livello. Una volta configurato il grafico e calcolate le statistiche, è stato attribuito ai nodi del grafico, rappresentanti le pagine coinvolte nel network, un differente colore relativo alla tipologia di pagina, che vede un ventaglio di possibilità tra community, personaggio pubblico, newsbrand etc. Le dimensioni dei nodi, invece, sono state assegnate utilizzando la statistica di betwennes centrality (White, Borgatti, 1994, p. 335-346), che concerne la diffusione di informazioni in una rete evidenziando il ruolo strategico di determinati nodi. I due network realizzati – resi interattivi per effetto della libreria javascript sigma.js– sono stati progettati secondo l’approccio classico “Overview first, zoom and filter, then details-on-demand” definito da Shneidermann (1996, p. 336-343). È infatti possibile visualizzare i due network nella loro interezza, per poi effettuare interrogazioni su keyword specifiche, oppure selezionando i cluster determinati dall’attribuzione di colori alle diverse categorie. È inoltre possibile focalizzare l’attenzione su determinati punti del grafico attraverso l’utilizzo di un sistema di zoom. Selezionando determinati nodi, inoltre, una finestra a comparsa illustrerà una serie di dettagli sul nodo che comprendono altre statistiche tipiche delle teorie delle reti, oltre che una lista di connessioni all’interno del grafo visualizzato.

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3. Topic Analisys e Network: dai duri e puri al fascio pop

Prima di entrare nel merito delle riflessioni deducibili dalla lettura del grafo e delle sue interconnessioni, vale la pena circoscrivere le stesse al contesto in cui si realizzano, e quindi alle conversazioni intrattenute su un social network. Sicuramente un interessante indicatore di dinamiche e interessi sociali, ma non condizione sufficiente per valutazioni di carattere generale.
Le pagine Facebook sono spesso gestite in maniera del tutto autonoma e discrezionale da gestori e fondatori e non sempre sono riconducibili a organizzazioni strutturate o dottrine riconoscibili. Questi stessi fattori possono rappresentare elementi valore per analisi su dati scevri di ogni forma di mediazione, ma allo stesso tempo possono prestarsi a distorsioni (ad esempio nella selezione delle pagine direttamente linkate) non governabili e leggibili, se non nella discrezionalità di chi gestisce le pagine.

Fatta questa doverosa premessa, ad una analisi di network di primo livello:

http://socialistening.it/networkviz/livello1/index.html

questo appare compatto nel delineare una serie di profili canonicamente vicini al fronte nazionalista nero, ma con alcune interessanti eccezioni, quali: “Popolo viola”, “Filosofia e storia della filosofia”, “tazy”, “la vita è tutto un bluff” si intravedono, come ad evidenziare una contiguità non solamente tematica e politica, quando anche di “tono di voce”.

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Frames dal network di primo livello

Questa condizione di promiscuità10, assume contorni inusitati nel momento in cui si effettua l’analisi del network di secondo livello:

http://socialistening.it/networkviz/network/index.html

qui la dimensione politica tout cuor si dissolve via via nella galassia del chiacchiericcio social, sfumando gradualmente verso adesione a gruppi apparentemente omnibus, ed il livello della comunicazione si incista nella carne del dibattito della maggioranza silenziosa. Anche certi discorsi divengono “liquidi”, perdono la loro componente di contrapposizione ideologica per dissolversi nel mare magnum del senso comune.

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Frame dal network di secondo livello

“Tu chiamale emozioni”, “Musica e ricordi”, “La vita è tutto un bluff”, “Dolce e bastarda forever” “fast and fourious III”, “La fiaccola del cuore” sono solo alcuni dei gruppi che si incrociano nella galassia delle relazioni.

Il collettivo Wu Ming (2011), definisce brillantemente questa condizione col termine Cripto-fascismo: “Il prefisso «cripto» deriva dal greco, e lo si usa per qualcuno che nasconde (di solito male) la sua vera natura. «Criptofascista» allude a un discorso cifrato, decrittando il quale si trova un animus fascistoide. Di solito tale «cifratura» si riscontra nei movimenti di impronta qualunquista / poujadista / destrorso-populista etc. Tra questi ultimi si può annoverare la Lega Nord.”11 concludendo significativamente la loro argomentazione con una citazione da Žižek mentre parafrasa Benjamin: “Ogni fascismo è testimonianza di una rivoluzione fallita”.

Questa deriva “pop” del nazionalismo antagonista italiano è leggibile attraverso due chiavi di lettura strettamente correlate:

1. La natura “tecnica” del mezzo social, portato per struttura alla veicolazione di messaggi su vasta scala, svincolandoli dall’emittente originale (se mai ci fosse stato) per abbracciare una dimensione di koiné, di autorialità collettiva: così come sostenuto da Derrida (1972), il significato di qualsiasi segno scritto non dipende dall’intenzionalità del suo autore, è sempre differito nel futuro, proiettato in un orizzonte aperto di continua risignificazione. Come sostiene Alberto Abruzzese (2011), “le reti digitali determinano una tale destrutturazione dei rapporti spazio-temporali che il soggetto si trova sempre più implicato all’interno di spazi fisici anonimi e senza storia, veri e propri non-luoghi liberi da quelle marche disciplinari di confine e di contenuto con cui la società tende a territorializzare l’esperienza e vincolarla all’egemonia della sua volontà di civilizzazione più tradizionale. Spazi senza etiche ed estetiche rassicuranti. La tecnologia è una potenza endogena dell’esperienza contemporanea e non esogena, e sarebbe il caso che si iniziasse a fare i conti con questo.” (Farci, 2016)

2. La volontà (sublimata dalla tecnica), di costruire un orizzonte culturale di riferimento del nazionalismo contemporaneo; elemento questo che, almeno dal dopoguerra e dall’inizio della diatriba sull’egemonia culturale, è stato un punto debole delle destre nazionaliste. Da ciò è connessa la volontà di uscire dall’ambito della minoranza rumorosa (Zizek, 2013), per porsi come una avanguardia di massa del senso comune, al pari del punk o della new age, ma con una dimensione in qualche modo rassicurante e dall’apparenza innocua, dissolvendo le proprie istanze hard nel chiacchiericcio on-line, spazio ipermediato in cui trovano spazio nello stesso crogiolo i meme del momento, citazioni sull’amore, e messaggi politici: “l’aiutiamoli a casa loro” il “ti voglio bene papà” ed il “hai fatto il video, bvavoooh”.

In ultima istanza, si tratta di una sorta di attualizzazione della nemesi marxista della storia come tragedia e poi come farsa, una versione diluita omeopaticamente nel dibattito quotidiano dell’epica nera: “L’autoritarismo del futuro io lo immagino più simile al vostro Berlusconi, una sorta di Groucho Marx al potere, una commedia ridicola e tuttavia autoritaria. Se cerco una rappresentazione di fantasia, mi viene in mente Brazil, il film di fantapolitica che Terry Gilliam diresse nel 1985. Immagino un autoritarismo berlusconiano nel senso che vedo la possibilità di un assetto politico-sociale molto permissivo verso i piaceri privati, pronto a chiudere un occhio su ogni sorta di orge, pur di favorire la spoliticizzazione”. Slavoj Zizeck

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Fonte: Vice.it

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1“Ma ora poco alla volta cominciamo a capire che il capitalismo democratico perde energia e futuro, forse perché alla lunga la democrazia non può convivere con il capitalismo”. Berardi, 2016.
“E’ il vero successo del capitalismo (maggiore efficienza, produttività elevata ecc.) che produce disoccupazione, rendendo i lavoratori sempre più inutili: quello che dovrebbe essere una benedizione – meno bisogno di duro lavoro – diventa una maledizione. O, per dirla diversamente, la possibilità di essere sfruttati in un lavoro di lunga durata è ormai vissuta come un privilegio. Il mercato mondiale, come Fredric Jameson ha evidenziato, è uno spazio in cui ognuno una volta è stato un lavoratore produttivo, e in cui il lavoro ha iniziato dappertutto a dare un prezzo a se stesso fuori dal sistema. (Zizek, 2013).
“Sta forse giungendo a compimento il senso espresso dalla nostra cultura che, come dice il nome, è ‘occidentale’, cioè ‘serale’, avviata a un ‘tramonto’, a una ‘fine’. L’evento occidentale è sempre stato presso la sua fine, ma solo ora comincia a prenderne coscienza. Ma che cosa finisce, oggi che l’Occidente è sulla via di occidentalizzare il mondo e, quindi, di annullare la propria specificità che l’ha reso finora riconoscibile? Finisce la fiducia che l’Occidente aveva riposto nel progressivo dominio da parte dell’uomo sugli enti di natura, oggi divenuti, al pari dell’uomo, materiali della tecnica. Ma la tecnica non ha alcun fine da raggiungere né alcuno scopo da realizzare, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela la verità, la tecnica ‘funziona’ secondo quelle procedure che, pur nel loro rigore e nella loro efficacia, si rivelano incapaci di promuovere un orizzonte di senso. E sulle ceneri della categoria del ‘senso’, che dell’Occidente è sempre stata l’idea guida, si affacciano le figure del nichilismo, le quali, nel proiettare le loro ombre sulla ‘terra della sera’, indicano, a ben guardare, la direzione del tramonto. Un tramonto già iscritto nell’alba di quel giorno in cui l’Occidente ha preso a interpretare se stesso come cultura del dominio dell’uomo sulle cose.” Galimberti, 2005.
Scrive il filosofo sloveno: “un politico come Marine Le Pen, del Front national (Fn) è chiaramente all’opposto degli sterili tecnocrati europei: rispondendo ai timori della gente comune riporta la passione nella politica.” http://www.newstatesman.com/politics/2014/06/slavoj-i-ek-only-radicalised-left-can-save-europe. Gli euroscettici come Le Pen raccolgono consensi respingendo quella che sempre Žižek chiama l’élite dirigente europea.
Per avere una idea preliminare di quali fossero i gruppi da analizzare e come si comportassero, è stato un significativo contributo questo articolo di Vice Italia: http://www.vice.com/it/read/tour-pagine-facebook-fascisti-174.
Ad esempio, https://www.facebook.com/i.giovani.fascisti.italiani/ corrisponde a 19111971456031.
7 https://apps.facebook.com/netvizz/.
Software di visualizzazione di reti che consente l’attribuzione di statistiche e algoritmi agli elementi visivi dei grafici: https://gephi.org/.
9 http://sigmajs.org/.
10 Condizione già in tempi recenti messa in evidenza dalla redazione italiana di Vice attraverso una osservazione qualitativa del fenomeno: https://news.vice.com/it/article/gruppi-cittadini-facebook-estrema-destra e https://news.vice.com/it/article/casapound-forza-nuova-associazioni-onlus-propaganda.
11 Il collettivo continua su questo terreno argomentando: “La cifratura del grillismo è molto peculiare. Il nocciolo criptofascista è avvolto da fitti banchi di nebbia e fuffa. Il modo in cui il movimento descrive se stesso trasuda di quella retorica dei «processi dal basso» che il grillismo ha avuto in dote dai movimenti altermondialisti di inizio secolo e si è adoperato a ricontestualizzare.” (2011).

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Pasquale Napolitano Science and Technology for an Information and Communication Society, Graphics, Vision, Multimedia IRISS/CNR – Naples
Pierluigi VitaleLab. Digital Humanities + Information Design, Dipartimento di Scienze Politiche, Sociali e della Comunicazione, Università di Salerno