CITAZIONE
Call for Passages
a cura di Paola Bommarito

Ogni forma di citazione è un richiamo esplicito o allusivo a forme e particolari contenuti già espressi in un determinato discorso o contesto. L’atto del citare è un processo che in se presuppone la relazione tra due soggetti, un gesto in cui un altro interlocutore, assente, viene destato ed evocato nel proprio discorso. Call for Passages si configura come una richiesta di frammenti. Intende proporsi come un testo collettivo in cui viene chiesto ad ogni lettore di roots§routes di partecipare attivamente alla stesura del testo, attraverso l’invio di citazioni. La citazione diviene uno strumento efficace nel discorso e nell’arte. Ha funzioni riempitive, è ritorno e riscoperta, bisogno e desiderio. Ogni forma di citazione mantiene una continuità spazio-temporale, si protrae nel tempo e, nel continuo ritorno del suo battito, non lascia prevedere la sua fine.
Call for Passages è un discorso sulla citazione composto da citazioni. Tutti i lettori di roots§routes sono stati invitati a partecipare alla costruzione del discorso.

 
Sulla memoria
La citazione è una cerniera fra passato e presente nella misura in cui interrompe il discorso attuale per richiamare il passato e inserirlo come frammento1. Essa può fungere dunque da caso paradigmatico nella costruzione del ricordo, nella modalità di formazione della memoria?
Contributo di Rossana Macaluso
Zang Huan. Documentation of a performance staged in New York, in which three calligraphers wrote Chinese proverbs on the artist’s face over the course of a day.
Zang Huan, Family Tree, 2000, New York, USA.
Copyright and Courtesy of Zhang Huan Studio

Contributo di Roberta Gravano
Chi non si muove non può rendersi conto delle proprie catene.

Rosa Luxemburg

Contributo di Massimiliano Di Franca
Qualche volta mi sono fermato per strada a guardare una macchina. Somigliava a un rospo, a un toro, a una cavalletta. Lo stesso, forse, di quando mi soffermo a guardare una nuvola che ricorda la forma di una testa oppure un tronco d’albero che ricorda una tigre.
Alberto Giacometti, Scritti

Contributo di Lara Carbonara
Quando arriviamo sull’alto pendio sopra la cittadina di Zacinto, penso ai detriti portati a riva sulla spiaggia di ghiaia sotto di noi, solo che non è legno ma sono le loro lunghe ossa, le loro ossa curve portate dalla marea. La ghiaia luccica per quei detriti levigati. Gli uccelli non vengono, non c’è rimasto niente per loro. Solo i teschi restano in mare. Troppo pesanti, si posano sul fondo; sul fondo dell’oceano c’è una città di cupole bianche. Brillano nelle profondità. Marchiatio a fuoco nell’osso, gli ultimi pensieri coprono l’interno dei teschi. In silenzio i pesci scivolano a casa attraverso gli occhi, attraverso le bocche.
Anne Michaels, In fuga

Contributo di Silvia Calvarese
Ma l’angelo somiglia a tutto ciò da cui io sono stato costretto a separarmi: alle persone e particolarmente alle cose. Nelle cose che non ho più egli alberga. Le rende trasparenti, e dietro ciascuna di esse mi appare la persona cui è dedicata: per tale ragione io sono insuperabile nel donare. Anzi, l’angelo è stato forse attratto da un donatore rimasto a mani vuote. Poiché egli stesso, che possiede artigli e ali appuntite, anzi affilate come lame, non accenna a precipitarsi su colui che ha avvistato. Lo tiene d’occhio risolutamente – a lungo, poi retrocede a scatti ma inesorabilmente. Perché? Per trarselo dietro su quella via verso il futuro da cui è venuto e che conosce tanto bene da poterla percorrere senza voltarsi e senza perdere d’occhio colui che ha prescelto. Egli vuole la felicità: il contrasto in cui l’estasi dell’unicità, della novità, del non ancora vissuto, è unita a quella della beatitudine della ripetizione, del recupero, del vissuto. Perciò egli non ha speranze di novità per altra via che non sia quella del ritorno, quando conduce seco un nuovo essere umano.
Walter Benjamin
Contributo di Valentina Isceri
Forse mi si potrebbe accusare di essere più spettatrice che protagonista degli avvenimenti. Nel qual caso mi difenderei rispondendo che i reali protagonisti nella vita sono in verità molto pochi e che la capacità di osservare – neppure quella di analizzare – oggi è molto diminuita perché tutti vogliono essere al centro. Io non sono la protagonista di queste pagine. Ci sono solo donne, tanti tipi diversi di donne. Eppure così simili, tutte; abbiamo molto in comune.
Marcela Serrano, Noi che ci vogliamo così bene

Noi che ci vogliamo così bene
Photo by Valentina Isceri

Contributo di Giulia Grechi
Mi ricordo il Golf Drouot (non ci sono mai stato).
Georges Perec

Contributo di Pietro La Barbera
Bisogna avere buona memoria per poter mantenere le promesse.
Friedrich Nietzsche

Contributo di Annalisa Rossi
Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio
e le partite di calcio come se fossero guerre […]
Potevano scegliere fra il disonore e la guerra.
Hanno scelto il disonore e avranno la guerra.
Winston Churchill
(
riferendosi agli italiani, agli accordi di Monaco di Baviera del 29-30 settembre 1938)
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Contributo di Roberta Gravano
È ricercando l’impossibile che l’uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile, non hanno mai avanzato di un solo passo.
Michail Alexandrovic Bakunin.

Contributo di Eugenia Bramanti


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Disegno di Eugenia Bramanti
c’era una volta…
(incipit di tutte le favole)


Contributo di Ida Nabresini
La memoria è un gesto d’amore che vuol conservare ciò che passa: ma quando è impossibile una fedeltà a ciò che non è più, resta solo un rimpianto amaro. E l’amarezza allude a un bene perduto.
Fabio Cupaiuolo,
Problemi di lingua latina. Appunti di grammatica storica, Loffredo Editore, Napoli 1991

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Sul concetto di storia
Anche la scrittura della storia può essere definita come una forma di citazione attraverso cui quello che di volta in volta è l’oggetto storico viene strappato al suo contesto e in tal modo conservato per divenire finalmente leggibile.2 Quali discorsi hanno maggiormente contribuito all’identificazione di un concetto storico?

Contributo di Salvatore Davì
Mi dispiace ma non posso evitare di dire una cosa, pur capendo le difficoltà di questo momento storico non solo in Italia, ma nel mondo intero, e le difficili condizioni politiche ed economiche derivanti dalla caduta del muro di Berlino, la crisi dei partiti, la fine della contrapposizione fra capitalismo e comunismo, il risveglio delle lotte di religione, la recrudescenza dei conflitti razziali, i fenomeni migratori dai paesi meno sviluppati, l’incremento della disoccupazione e il calo delle nascite, nonostante tutto questo è inverosimile che al bar della Biennale io non sia riuscito ad avere una vodka ghiacciata.
Gino De Dominicis
in Giancarlo Politi (a cura di), Gino De Dominicis (2), in “Flash Art Daily per la XLV Biennale di Venezia”, Milano, 13 giugno 1993, p.1..

Contributo di Giulia Grechi
Many Europeans concerned to forget that past look to a future which focuses on Europe and discard uncomfortable memories of colonialism. Perhaps before we can embark on the construction of new myths we need to do some “memory work” on the legacy of Empire.
Catherine Hall

Contributo di Paolo Zappalà
Political language is designed to make lies sound truthful and murder respectable, and to give an appearance of solidity to pure wind.
George Orwell.

Contributo di Danilo Mariscalco
A proposito della funzione di diagnosi del presente […] la descrizione deve sempre essere fatta in base ad una sorta di frattura virtuale, che apre uno spazio di libertà, inteso come spazio di libertà concreta, vale a dire di trasformazione possibile […]. Direi quasi che, in un certo senso, il lavoro dell’intellettuale è appunto di enunciare ciò che è, ma facendolo apparire come se potesse non essere, o potesse non essere come è. È questa la ragione per cui una tale designazione ed una simile descrizione del reale non hanno mai il valore di una prescrizione del tipo: «poiché accade questo, accadrà quest’altro». Ma è anche, mi sembra, la ragione per cui il ricorso alla storia […] acquista allora il suo senso, nella misura in cui la storia ha la funzione di mostrare che ciò che è non è sempre stato. La storia mostra, insomma, che le cose si sono sempre formate alla confluenza di incontri casuali, lungo il filo di una storia fragile e precaria, e proprio quelle cose che ci danno l’impressione di essere le più evidenti. Di ciò che la ragione sperimenta come propria necessità, o piuttosto di quel che le diverse forme di razionalità indicano come qualcosa che è loro necessario, di tutto ciò è possibile fare la storia, nonché ritrovare gli intrecci di contingenze da cui procede. Tuttavia ciò non significa che tali forma di razionalità fossero irrazionali, bensì semplicemente che esse poggiavano su uno zoccolo fatto di pratica umana e di storia umana. E poiché sono state fatte, allora – a condizione che si sappia come sono state fatte – potranno anche essere disfatte.
Michel Foucault

Contributo di Rossana Macaluso

Il Funerale di Enrico Berlinguer – 13 Giugno 1984

 

Contributo di Roberta Gravano
Può un uomo collocarsi fuori dalla sua storia […]? No, non lo può. Questo uscire dalla storia, adottando una falsa e bugiarda ottica di postero o di cherubino, è un atto caro ai reazionari, e i giornali di destra sono pieni di scrittori che si prestano a simili ascesi, atte a soddisfare il bisogno spiritualistico dei piccoli borghesi (che, sia pure inconsapevolmente, son essi i nefandi “materialisti”, oggetti del loro odio).
Pier Paolo Pasolini

Contributo di Giulia Grechi
La tradizione degli oppressi ci insegna che lo «stato d’eccezione» in cui viviamo è la regola. Dobbiamo giungere a un concetto di storia che corrisponda a questo. Allora ci starà davanti, come nostro compito,  di suscitare il vero stato d’eccezione, migliorando così la nostra posizione nella lotta contro il fascismo.
Walter Benjamin

Contributo di Annalisa Rossi
Un buon regime è quello in cui i vizi degli uomini cospirano al bene di tutti.
Montesquieu

Contributo di Pietro La Barbera
Quel che la favola ha inventato, la storia qualche volta lo riproduce.
Victor Hugo

Contributo di Ida Nabresini
L’azione si rivela pienamente solo al narratore, cioè allo sguardo retrospettivo dello storico, che quindi conosce sempre meglio dei partecipanti ciò che è accaduto. Tutti i resoconti degli stessi attori […] nelle mani dello storico diventano semplicemente delle fonti utili […]. Anche se le storie sono i risultati inevitabili dell’azione, non è l’attore, ma il narratore che comprende e fa la storia.
Hannah Arendt, La condizione umana, Bompiani, Milano 1964

Contributo di Lukas Comploi
Gli anni della storia sembrano lunghi e lontani, ma in realtà non sono che un soffio, e gli avvenimenti apparentemente dispersi in quella dimensione della storia che è il tempo sono in realtà vicini e collegati da quel misterioso robustissimo filo che è la memoria degli uomini.
Andrea Rossi, In nome del petrolio

Contributo di Silvia Calvarese
In quanto è intessuta di lunghe durate e di momenti critici, di latenze senza età e di brusche risorgenze, la sopravvivenza finisce per anacronizzare la storia. Con essa, in effetti, si sbriciola qualsiasi nozione cronologica della durata. […] la sopravvivenza presuppone tutto un insieme di operazioni in cui entrano, di concerto, l’oblio la trasformazione del senso, il ricordo indotto, il ritrovamento inopinato ecc. – una complessità che deve ricordarci il carattere culturale, non naturale, della temporalità in gioco.
Georges Didi-Huberman, L’immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte, Bollati Boringhieri, Torino 2006, pp. 83-88.

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Su l’immagine
Secondo Agamben le immagini posseggono una vita propria, e per essere vive è necessario che un soggetto, assumendole, si unisca a loro3. Si tratta di ridare statuto e unicità a una forma che vive nella sua ripetizione una sua seconda vita. Quali immagini secondo voi ritornano in modo incombente nel nostro immaginario collettivo?

Contributo di Massimiliano Di Franca
Il blu è l’invisibile che diventa visibile.
Yves Klein

Contributo di Danilo Mariscalco
Il tempo della transizione è […] un «tempo tragico»: del nuovo si intravedono i contorni, del vecchio si subiscono i limiti. Tra i due estremi si avanza errando, e laddove ci si sente soli, privi di categorie e di strumenti analitici per capire dove si sta veramente andando, riemergono visi, immagini e affetti ad animare la propria ricerca, la propria lotta.
Christian Marazzi

Contributo di Giulia Grechi
Non è che il passato getti la sua luce sul presente o che il presente getti la sua luce sul passato; l’immagine è piuttosto ciò in cui il passato viene a convergere con il presente in una costellazione.
Walter Benjamin.

Contributo di Lara Carbonara
Restare in città ad agosto e andare nelle case vuote degli amici a innaffiare le piante.  Tutti i traslochi di una giornata. Gli amori che cominciano, che è molto prima di quando cominciano – cioè il momento in cui un innamoramento nasce senza che la persona che si innamora se ne sia ancora accorta. E poi certi pomeriggi di pioggia e la gente che aspetta che spiova sotto i portoni e si conosce e si parla. Gli amici che si incontrano al caffè. Le manifestazioni, quando la città è occupata da molti di coloro che la abitano…Mi piacerebbe che in questo momento qualcuno stesse dicendo “però com’è bello vivere qui”. Anche tra sé e sé.
Francesco Piccolo, Momenti di trascurabile felicità...

Contributo di Carolina Farina
> Samuel Aranda, Yemen, fighting for change
W. Eugene Smith, Tomoko Uemura in Her Bath, Minamata, 1972
W. Eugene Smith, SPAIN. Extremadura. Province of Caceres. Deleitosa, 1951
Catherine Opie, Self Portrait/Nursing, 2004
Jim Sharman, The Rocky Horror Picture show, 1975

Contributo di Ida Nabresini
Tutti gli americani di una certa età dicono di ricordarsi dov’erano e cosa facevano quando Kennedy è stato assassinato a Dallas. Immagino che lo stesso valga per l’11 settembre del 2001, o per il 19 ottobre del 2005.
Tullio Avoledo, Lo stato dell’unione, Edizioni Sironi, Milano 2005

Contributo di Massimiliano Di Franca
La luce riempie lo spazio ma solo quella che passa attraverso un foro permette di ottenere una immagine del mondo. L’eccesso come l’assenza di informazioni impedisce di cogliere i particolari.
Franco Vaccari, 1972
Contributo di Giulia Grechi
Contact images? Images that touch something and then someone. Images that cut to the quick of a question: touching to see or, on the contrary, touching to no longer see; seeing to no longer touch or, on the contrary, seeing to touch. Images that are too close. Adherent images. Image- obstacles, but obstacles that make things appear. Images coupled to each other, indeed even to the things of which they are the image. Contiguous images, images backing each other. Weighty images. Or very light images that surface and skim, graze us and touch us again. Caressing images. Groping or already palpable images. Images sculpted by developer, modeled by shadow, molded by light, carved by exposure time. Images that catch up with us, that manipulate us, perhaps. Images that can ruffle or chafe us. Images that grasp us. Penetrating, devouring images. Images that move our hand.
Georges Didi-Huberman.

Contributo di Pietro La Barbera
Come si fa a pretendere che il tutto sia rappresentato da un’immagine o da
un’idea qualunque? Il tutto non può avere figure consimili.
Paul Valéry


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Sull’arte contemporanea
Nelle pratiche artistiche contemporanee molti artisti attuano una decontestualizzazione di oggetti carichi di significato culturale e politico per riposizionarli all’interno di un nuovo linguaggio. Quali opere di quali artisti secondo voi riflettono questo meccanismo?
Contributo di Massimiliano Di Franca
READYMADE RECIPROCO
Usare un Rembrandt come tavolo da stiro.

Marcel Duchamp, Scritti

Contributo di Silvia Calvarese
http://www.mappadiroma.it/
IV SEMINARIO DI RICERCA E FORMAZIONE | ROGELIO LOPEZ CUENCA | ROMA77
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Contributo di Danilo Mariscalco
La pratica della felicità è sovversiva quando si collettivizza. La nostra volontà di felicità e di liberazione è il loro terrore, e reagiscono terrorizzandoci con il carcere, quando la repressione del lavoro, della famiglia patriarcale e del sessismo non bastano più. Ma allora lo dicano chiaramente: Cospirare vuol dire respirare insieme e di questo siamo accusati, vogliono toglierci il respiro perché abbiamo rifiutato di respirare isolatamente, nel proprio asfissiante luogo di lavoro, nel proprio rapporto individualmente familiare, nella propria casa atomizzante. Un attentato confesso di averlo compiuto: è l’attentato contro la separatezza della vita dal desiderio, contro il sessismo nei rapporti interindividuali, contro la riduzione della vita a prestazione salariata. Ma allora lo dicano chiaramente: È dada che terrorizza i grigi ottusi pericolosi custodi dell’ordine dello sfruttamento e della miseria – la scrittura trasversale che percorre gli ordini separati e ricompone i comportamenti isolati non è più solo oscena, per loro è reato. Quel che dada ha progettato ma non ha saputo realizzare, il trasversalismo saprà farlo: abolire la separatezza di segno e vita, scatenare il soggetto-significante non più nello spazio (illusorio) dell’arte, ma in quello (scandaloso) della pratica.
Franco “Bifo” Berardi.

Contributo di Damiano Stingone………………………………………

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Fattidarte, L.H.O.O.Q, 2008..

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Fattidarte, Promozioni d’arte, 2008

Contributo di Eugenia Bramanti



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Contributo di Ida Nabresini
Il mondo del futuro potrebbe essere come il Giappone è adesso: SuperFlat.  Società, costumi, arte, cultura: tutto è estremamente bidimensionale. […] Oggi questa sensibilità è più presente nei videogiochi e nei cartoni giapponesi, che sono diventati parti importanti della cultura mondiale.
Takashi Murakami, Superflat, catalogo della mostra omonima presso la Parco Gallery di Shibuya, Tokyo 2001
Contributo di Carolina Farina
> Mariuccia Pisani, Croce e delizia, 2002

Contributo di Guido Mannaiuolo
L’arte non sta nello scegliere tra bianco e rosso, ma nel sottrarsi a questa scelta condizionata.
Viktor Grobheiten, L’amplificazione dell’ego nella fotografia espressionista tedesca, Munchen 2009

Contributo di Pietro La Barbera
Il talento senza immaginazione ci ha dato l’artigianato a cui dobbiamo tanti oggetti utili, come il cestino di vimini da picnic. L’immaginazione senza talento ci ha dato l’arte moderna.
Tom Stoppard

Contributo di Walter Bortolossi

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Sul performativo
Citare deriva da un termine latino usato per “mettere in movimento”, far passare da uno stato di riposo a uno di azione. Nel cinema e nel teatro quali gesti ritornano? Quali movimenti raccolgono il significato di un frammento per renderlo di nuovo efficace, attraverso l’impatto che questo produce in un nuovo immaginario?
Contributo di Paolo Zappalà
Benché i piedi dell’uomo non occupino che un piccolo spazio sulla terra, è grazie a tutto lo spazio che non occupano che l’uomo può camminare sulla terra immensa.
Zhuāngzǐ
Contributo di Giulia Grechi
Una bambina bianca fissa Fanon con uno sguardo e una parola, mentre si volta per identificarsi con sua madre […]: «Guarda, un negro!» […] «Mamma, guarda il negro, ho paura» […]. Sono proprio drammatizzazioni simili – afferma Fanon utilizzando una metafora teatrale che sottolinea l’aspetto visibile, e dà importanza a ciò che viene visto – ad andare in scena quotidianamente nelle società coloniali. Vorrei insistere su entrambi i sensi della metafora della ‘scena’, che si riferisce al luogo della fantasia e del desiderio e contemporaneamente allo sguardo di sottomissione e di potere.
Homi Bhabha

Contributo di Danilo Mariscalco
questa «rivisitazione» di alcuni modelli classici di teatro politico, con il fine di verificare la loro praticabilità al di là delle interpretazioni canoniche, doveva essere inevitabilmente «tendenziosa», non soltanto (e non tanto) tesa alla ricostruzione storicistica delle figure degli «auctores» e del loro operare, ma soprattutto attenta alla possibile ricostruzione di una metodologia aperta di lavoro teatrale/politico.
Massimo Castri

Contributo di Paolo Zappalà
Our lives begin to end the day we become silent about things that matter.
Martin Luther King Jr.
Contributo di Pietro La Barbera
Il mio cuore continuerà a battere anche quando si sarà fermato.
Eduardo de Filippo
Contributo di Lara Carbonara
1. Cannella
2. ceci
3. Zucchero
4. Nocciole tostate
5. Vaniglia
6. Pistacchi
7. Grano
8. Pinoli
9. Scorze d’arancia
10. Mandorle
11. Albicocche secche
12. Semi di melagrana
13. Fichi secchi
14. Acqua
15. Uva passa
16. Acqua di rose
17. Riso
18, Cianuro di potassio
Ringraziamenti
Elif Shafak, Indice de La bastarda di Istanbul

 

Sullo stereotipo
Anche lo stereotipo, finora considerato come forma per eccellenza dell’ideologia, non vive di vita propria e rinasce ogni volta attraverso la replica di immagini, citando se stesso4. Quali citazioni esprimono questa decostruzione e rappresentazione dell’identità e dei simboli culturali?

Contributo di Giulia Grechi
«Toh, un negro!» era uno stimolo esteriore che mi colpiva secco e leggero in mezzo alla fronte mentre passavo. Abbozzavo un sorriso. «Guarda, un negro!» era vero. Mi divertivo. «Guarda, un negro!» A poco a poco il cerchio si restringeva. Mi divertivo apertamente. «Mamma, guarda il negro, ho paura!» Paura? Paura? Si mettevano ad avere paura di me. Volli divertirmi fino a soffocare, ma mi era diventato impossibile. […] Allora lo schema corporale, attaccato da più parti, crollò cedendo il posto ad uno schema parziale ed epidermico. In treno non si trattava più di conoscere il mio corpo in terza persona, ma in persona tripla. […] Ero insieme responsabile del mio corpo, della mia razza, dei miei antenati. Mi percorrevo con uno sguardo oggettivo, scoprivo la mia nerezza, i miei caratteri etnici, e avevo i timpani perforati dall’antropofgia, l’arretratezza mentale, il feticismo, le tare razziali, i negrieri, e soprattutto, soprattutto «Y-a-bon banania». […] Quel giorno, disorientato, incapace d’essere al di fuori con l’Altro, il Bianco, che m’incarcerava implacabile, me ne andai lontano da me stesso, lontanissimo, costituendomi oggetto. Cos’era per me se non uno scollamento, una lacerazione, una emorragia che mi coagulava sangue nero tutto addosso? […] Mi si chiedeva di confinarmi, di ridurmi. […] Non sono schiavo dell’«idea» che gli altri hanno di me, ma del mio apparire. […] Gli sguardi bianchi, i soli veri, mi dissezionano. […] Secernevo una razza.
Fanon.

Contributo di Pietro La Barbera
Il pregiudizio può essere iniquo, ma risponde a una necessità di difesa.
Riccardo Bacchelli.

Contributo di Lukas Comploi
Sul muro dirimpetto c’è una carta geografica del mondo. È capovolta, con l’Antartide in alto. Si accorge che la fisso. “Sei del nord,” dice, “quelli del nord restano scemi a guardare il loro bel pianeta sottosopra. Per noi invece il mondo sta così, col sud in alto.” Me ne sto a occhi persi sulla carta. “Vengono marinai irlandesi a riempirsi la vescica di birra e guardano e muovono la testa come i cani quando sentono lo strano. Teste di nord, teste cieche siete. Si capisce la terra solo se la rigiri così. Guarda i continenti: spingono verso nord, vanno a finire tutti dall’altra parte. Perché si sono staccati dall’Antartide e stanno viaggiando verso il basso del pianeta, precipitano laggiù. […] E anche le correnti marine partono da qui, da sud, perché qui è il principio, l’alto della terra. Ed è terra, l’Antartide con montagne e vulcani, non acqua raffreddata come il vostro ghiacciolo. Il nord disegna carte false col suo bel polo in cima, mentre è il fondo del sacco.[…]”
Erri de Luca, Tre cavalli
Contributo di Giulia Grechi
Don’t worry – I’m a good Indian. I’m from the West, love nature, and have a special, intimate connection with the environment… I can speak with my animal cousins, and believe it or not I’m appropriately spiritual. (Even smoke the Pipe)… I hope I’m authentic enough.
Jimmie Durham..

Contributo di Rossana Macaluso
Walterio Iracheta. Parodies the international publications by Taschen concerning architecture entitled New York Style, London Style or Paris Style, focusing on the emigrant architectural style in El Salvador.

Walterio Iracheta, Faraway brother style, 54 Venice Biennale.
Photo by Rossana Macaluso

Contributo di Massimiliano Di Franca
La divisione a metà di uno specchio, preso a campione emblematico di contenitore universale, dà origine a due singoli specchi che riflettendosi l’uno nell’altro avviano, al loro interno, un’infinita serie di rimandi speculari.
Michelangelo Pistoletto.

Contributo di Lara Carbonara
Quelli che non sanno un accidenti entrano nel nostro quartiere spaventati. Pensano che siamo pericolosi. Pensano che li attaccheremo con coltelli scintillanti. Sono solo degli stupidi che si sono persi e sono capitati qui per sbaglio. Ma noi mica abbiamo paura… Finchè tutti quanti da queste parti abbiamo la pelle bruna, siamo al sicuro. Ma se ci vedete entrare in un quartiere di un altro colore vi accorgerete che le gambe cedono, i finestrini delle macchine li teniamo ben chiusi e guardiamo fissi in avanti. Giò. È così che vanno le cose, sempre così.
Sandra Cisneros, La casa di Mango Street
Contributo di Ida Nabresini
Nella maggior parte dei casi noi definiamo non dopo, ma prima di aver visto. […] Tranne quando deliberatamente teniamo in sospeso il pregiudizio, noi non giudichiamo cattivo un uomo dopo averlo esaminato. Vediamo un uomo cattivo. Vediamo […] un inglese privo di spirito, un pericoloso rosso, un pigro indù, uno scaltro orientale, uno slavo sognatore, un cupido ebreo.
Walter Lippmann, Public Opinion, Harcourt, Brace, New York 1922, trad. it. L’opinione pubblica, Edizioni di Comunità, Milano 1963

Contributo di Carolina Farina
John Waters, Cry baby, 1990
Contributo di Carolina Farina
John Waters, Serial Mom, 1994
 

Contributo di Giulia Grechi
Il maestro ci insegnava delle cose che noi non potevamo imparare. Non mi importava niente del cordino per misu- rare. Ridevamo tutti di quella cosa lì […]. Il maestro mi metteva quel cordino prima intorno alla testa, poi lungo il naso, attorno al didietro. Mi contava i denti. Sembrava uno scemo. E le domande che faceva erano più sceme anco- ra […]. Però quel giorno io non potevo fare a meno di ascoltare quello che ho sentito. Parlava ai suoi allievi e l’ho sentito che diceva: «Qual è che stai facendo?» E uno dei ragazzi ha risposto: «Sethe». È allora che mi sono fermata, perché ho sentito che faceva- no il mio nome e poi mi sono avvicinata di qualche passo, per riuscire a vedere quel che facevano. Il maestro era in piedi vicino a uno di loro e teneva la mano dietro la schie- na. S’è leccato l’indice un paio di volte e ha girato qualche pagina. Piano. Stavo per voltarmi e proseguire, quando ho sentito che diceva: «No, non così. Ti ho detto di mettere i tratti umani a sinistra e quelli animali a destra. E non dimenticarti di farli alla stessa altezza».
Toni Morrison, Beloved..

 
Sulla lettura
Nella citazione ciò che avviene è un incontro intimo tra uno scrittore e i testi e le storie di altri autori. Anche nell’arte la citazione diviene lo strumento per un metodo di studio privato che interpreta, trasforma, riunifica o sintetizza le conoscenze di diversi saperi5. In quali opere artistiche l’incontro con la letteratura ha aperto percorsi per nuove interpretazioni e attivato una produzione di inedite narrative critiche?
Contributo di Gea Casolaro
Ainsi se dévoile l’être total de l’écriture : un texte est fait d’écritures multiples, issues de plusieurs cultures et qui entrent les unes avec les autres en dialogue, en parodie, en contestation ; mais il y a un lieu où cette multiplicité se rassemble, et ce lieu, ce n’est pas l’auteur, comme on l’a dit jusqu’à présent, c’est le lecteur : le lecteur est l’espace même où s’inscrivent, sans qu’aucune ne se perde, toutes les citations dont est faite une écriture ; l’unité d’un texte n’est pas dans son origine, mais dans sa destination, mais cette destination ne peut plus être personnelle : le lecteur est un homme sans histoire, sans biographie, sans psychologie ; il est seulement ce quelqu’un qui tient rassemblées dans un même champ toutes les traces dont est constitué l’écrit. C’est pourquoi il est dérisoire d’entendre condamner la nouvelle écriture au nom d’un humanisme qui se fait hypocritement le champion des droits du lecteur. Le lecteur, la critique classique ne s’en est jamais occupée ; pour elle, il n’y a pas d’autre homme dans la littérature que celui qui écrit. Nous commençons maintenant à ne plus être dupes de ces sortes d’antiphrases, par lesquelles la bonne société récrimine superbement en faveur de ce que précisément elle écarte, ignore, étouffe ou détruit ; nous savons que, pour rendre à l’écriture son avenir, il faut en renverser le mythe : la naissance du lecteur doit se payer de la mort de l’Auteur.
Roland Barthes, La mort de l’auteur, 1967
Contributo di Viviana Gravano
ESERCIZIO:
Prendete il vostro libro più importante, il vostro oggetto d’affezione intellettuale, scegliete da questo un piccolo brano, che non superi la 10 righe. Trascrivetelo. Leggete l’ultima parola di quel testo e in base a quella, per assonanza logica, per corrispondenza di argomento, per assonanza sonora o per un altro motivo più intimo che dovrete spiegare solo a voi stessi, associate a questo primo un secondo brano, sempre non più lungo di 10 righe. Trascrivete questo secondo brano sotto il primo, non lasciando nessuno spazio tra i due e senza citare le fonti. Ripetete questa operazione per le volte che ritenete necessario fino ad ottenere un testo continuo lungo quanto volete.
Omaggio a Isidore Ducasse, a Paul Nougè e a Walter Benjamin.

Contributo di Giulia Grechi
Il suo corpo veniva letto come un testo… Stuart Hall

Vénus Noire, Abdellatif Kechiche, 2009.

Contributo di Lara Carbonara
L’assieparsi delle pagine scritte fascia l’ambiente come in un folto bosco lo spessore del fogliame, no, come stratificazioni di roccia, lastre d’ardesia, lamelle di scisti…. Hai poco da rallegrarti, Lettore. Il segreto che ti si rivela, l’intimità tra loro, consiste nella complementarità di due ritmi vitali. Per Irnerio conta solo ciò che si vive istante per istante; l’arte conta per lui come spesa d’energia vitale, non come opera che resta, non come quell’accumulazione di vita che Ludmilla cerca nei libri.
Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore

Contributo di Eugenia Bramanti

1. Incisione punta secca di Eugenia Bramanti
Passavo le sere seduto davanti allo specchio per tenermi compagnia.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere
2. Acrilico su tela di Eugenia Bramanti
La vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.
Johann Wolfgang von Goethe, Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister
3 Disegno di Eugenia Bramanti
L’oggetto sublime ha dunque da essere spaventoso ma non deve suscitare vera paura. la paura è uno stato di sofferenza e violenza; il sublime può piacere solo nella libera contemplazione e nel sentimento di un’interiore attività.
Friedrich Schiller, Del sublime

Contributo di Pietro La Barbera
La lettura per l’arte dello scrivere è come l’esperienza per l’arte di viver nel mondo, e di conoscer gli uomini e le cose.
Giacomo Leopardi..

Contributo di Giulia Grechi
Un dizionario comincerebbe dal momento in cui non desse più il senso ma i compiti delle parole. Così informe non è soltanto un aggettivo con tale senso ma un termine che serve a declassare, esigendo in generale che ogni cosa abbia la sua forma. Ciò che designa non ha diritti suoi in nessun senso e si fa schiacciare dappertutto come un ragno o un verme di terra. Bisognerebbe effettivamente, perché gli uomini accademici fossero contenti, che l’universo prendesse forma. […] Per contro, affermare che l’universo non rassomiglia a niente e non è che informe equivale a dire che l’universo è qualcosa come un ragno o uno sputo.
Bataille
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Sul senso contrario
Esiste una citazione che parli di un processo che può definirsi il contrario alla citazione stessa? Nella citazione una verità teorica formulata nel passato pretende di giudicare il presente, ma esistono delle forme in cui è il presente che si pone come l’unico giudice delle affermazioni passate?

Contributo di Danilo Mariscalco
Come i fiori volgono il capo verso il sole, così, in forza di un eliotropismo segreto, tutto ciò che è stato tende a volgersi verso il sole che sta salendo nel cielo della storia.
Walter Benjamin

Contributo di Mattia Pellegrini
Le citazioni sono utili in periodi di ignoranza o di oscure credenze.
Guy Debord.

Contributo di Mattia Pellegrini

Contributo di Ambra Patarini
Manipuler consiste bien à construire une image du réel qui a l’air d’être le réel.
Philippe Breton, La parole manipulée, éditions la Dècouverte & Syros, Paris 1997

Ambra Patarini, “Mani-puler” foto a Guillaume Pinard, Lizieres Epaux-Bézu 2012

Contributo di Massimiliano Di Franca
Per la modica somma di due dollari, chiunque poteva esporre ciò che voleva. L’iniziativa era veramente nello spirito democratico americano, e presto le sale si riempirono di opere. Duchamp non aveva quadri da esporre, ma inviò un orinatoio da muro in porcellana, firmato Richard Mutt, che gli altri membri del comitato censurarono immediatamente.
Man Ray, Autoritratto