INVISIBILE
Visibile per sottrazione. Il taglio monodimensionale nelle opere di Lamberto Teotino
di Salvatore Davì

Lamberto Teotino, Sistema di riferimento monodimensionale, 60 x 45 x 3,5 cm, stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone Hahnemuhle montata su aludibond, 2011, courtesy dell’artista

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«Il primo compito sarà descrivere che genere di cose noi vediamo e quali meccanismi percettivi siano sottesi ai fatti visivi. Fermarsi alla superficie significherebbe tuttavia lasciare l’impresa incompiuta e priva di senso».
[Rudolf Arnheim, Art and visual perception: a psychology of the creative eye, 1954; trad. Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano 2002, p. 26].

Dunque

«L’asserire che l’estensione è limitata ai corpi risulta di per sé certamente infondato».
[Albert Einstein, Über die spezielle und allgemeine Relativitӓtstheorie (gemeinverstӓndlich), 1916; trad. Relatività: esposizione divulgativa, Bollati Boringhieri, Torino 1967, p. 295].

Gli strumenti attraverso i quali le società si rappresentano sono formati da strutture che si determinano per mezzo di un insieme di relazioni più o meno latenti che sussistono all’interno di un fenomeno. Ogni struttura è contemporaneamente statica e dinamica in quanto per esistere ha bisogno di una realtà spazio-temporale che corrisponde al luogo nel quale avviene il processo, ma la considerazione che i processi intervengono nella formulazione della struttura equivale a dire che agiscono anche nella percezione di un qualsiasi dato. Erroneamente i dati vengono interpretati attraverso codici stabiliti che culturalmente li definiscono come oggettivi e indiscutibili, ovvero corrispondono al modo in cui una determinata società rappresenta se stessa e ciò che la circonda. Il valore soggettivo appare così remoto per via dei postulati assunti come veri o scientificamente approvati.
Alla base dei modelli percettivi delle società risiedono le definizioni di tempo, spazio e luogo; la nostra cultura ha dato numerose definizioni di tali unità spiegandole attraverso l’uso della matematica come strumento astratto per leggere i dati captati dai sensi. L’astrazione della matematica presuppone una distinzione di queste grandezze in assolute e relative: il tempo assoluto è uniforme e senza nessun rapporto con alcunché di esterno; il tempo relativo è una misura sensibile ed esterna percepita attraverso il movimento; lo spazio assoluto rimane sempre uguale ed immobile mentre lo spazio relativo è una dimensione mobile che noi determiniamo attraverso il confronto tra le posizioni dei corpi; il luogo è invece quella parte di spazio che un corpo occupa prendendo identità.
Se ci soffermiamo sul senso relativo di tali grandezze e poniamo la soggettività come punto cardine di questo discorso notiamo che, il rapporto tra individuo-percezione soggettiva e individuo-astrazione assoluta si sbilancia in favore della prima superando l’antinomia tra gli studi di fisica classica e il valore della percezione individuale; il corpo percepito può intraprendere strade nuove che veicolano nuovi significati e si avvicinano al modello delle strutture dissipative, ovvero a quegli studi della termodinamica che oltrepassano la rigidità interpretativa dei postulati classici.
Il sistema dissipativo prevede che, in condizioni adatte i sistemi lontani dall’equilibrio, quando attraversati da energia o materia, possono portare a una nuova struttura attraverso fasi di instabilità che recano l’aumento della complessità lì dove per complessità si intende «una pluralità di tempi, ognuno dei quali è legato agli altri con articolazioni sottili e multiple»1. In sostanza le strutture dissipative hanno una sorta di memoria del proprio passato in quanto privilegiano alcune direzioni rispetto ad altre. Questa indipendenza dei sistemi corrisponde a quella dei processi e dei soggetti percipienti. La relazione tra individuo e ambiente circostante diventa osmotica nella maniera in cui il soggetto vede in un determinato modo e la struttura percepita ‘si fa vedere’ secondo una propria ‘scelta’ direzionale.

Lamberto Teotino, Sistema di riferimento monodimensionale, 35 x 35 x 3,5 cm, stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone Hahnemuhle montata su aludibond, 2011, courtesy dell’artista

Restringendo il campo alla sfera del visibile, la relazione tra l’occhio e la configurazione della struttura del dato vedibile presupporrebbe che lo spazio del percepito fosse integro, ma seguendo la teoria precedentemente accennata affermiamo che il dato può frammentarsi ed aprirsi ad un luogo che perde la sua omogeneità e può condurre alla folgorazione del mai veduto. Lo strumento che predispone l’occhio al vedibile è la luce la quale crea una interazione tra oggetto e osservatore, ma la natura microscopica (atomica) del fenomeno non può essere determinata a priori nella sua omogeneità per via dell’impossibilità di osservare contemporaneamente la posizione e la quantità di moto delle particelle, per cui ogni fenomeno ha una doppia natura microscopica (corpuscolare e ondulatoria). In base alle condizioni di osservazione possiamo dunque percepire solo parte della struttura, o quella corpuscolare o quella ondulatoria. I sistemi, e quindi i fenomeni, hanno delle qualità che si rivelano solo in determinate condizioni e nel momento in cui queste si manifestano altre si nascondono prendendo comunemente la caratteristica dell’invisibilità.

Lamberto Teotino, Sistema di riferimento monodimensionale, 92 x 115 x 3,5 cm, stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone Hahnemuhle montata su aludibond, 2011, courtesy dell’artista e Dino Morra arte contemporanea

Ogni immagine ha uno stato latente che spesso i processi artistici enfatizzano, rivelano o ne codificano letture volte all’interpretazione del fenomeno attraverso la rappresentazione di un tutto visibile; a volte però i dispositivi per creare l’immagine incidono nell’integrità della stessa con una falla che segna uno squarcio paradossale all’interno dell’antinomia visibile-invisibile. Questo è il caso dei lavori di Lamberto Teotino. L’artista destruttura la configurazione dell’immagine per mezzo di un processo che rimanda ai sistemi di riferimento cartesiani.
I sistemi di riferimento si riferiscono alla possibilità di descrivere la posizione di un corpo nello spazio per mezzo di un numero limitato di coordinate; esistono quattro differenti metodi di riferimento che corrispondono a quattro diversi modi di concepire il movimento di un corpo: il sistema quadridimensionale dove per mezzo di quattro numeri (x, y, z, t) si danno tre coordinate spaziali ed una temporale (nel caso ad esempio della misurazione dell’universo spazio-tempo); quello tridimensionale che ha tre unità spaziali di riferimento (altezza, lunghezza e profondità); quello bidimensionale con due unità di misura (altezza e lunghezza) e il sistema di riferimento monodimensionale (lunghezza). Quest’ultimo, costituito da una retta sulla quale viene localizzato un punto, è il sistema con il quale Teotino ristabilisce un nuovo rapporto di tensioni all’interno della configurazione delle immagini da lui prese in esame.
Le immagini, rigorosamente in bianco e nero, selezionate dall’artista, provengono da diversi archivi digitali che accolgono testimonianze fotografiche dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta del Novecento. Teotino recupera dunque vecchie fotografie d’archivio che rielabora in digitale per dar luce a ciò che nell’immagine resta sotteso, a ciò che viene sommerso dai dispositivi che equilibrano e uniformano la costruzione della fotografia, ma anche i rapporti e le gerarchie sociali rappresentate. L’escamotage consiste in un ‘taglio’ monodimensionale, una retta, che Teotino sovrappone alla bidimensionalità dell’immagine e al contempo alla tridimensionalità della profondità fotografica; l’asse del visibile ruota su se stesso rendendo invisibile una porzione.
La critica mossa dall’artista verso il senso culturale dato alla natura percettiva di ciò che ci circonda corrisponde alla critica verso l’articolazione di una società che vede costituirsi come un sistema codificato di relazioni, auto rappresentazioni e identificazioni; in questo caso la radice invisibile della nostra cultura è accostata all’ossatura invisibile delle forme.

Lamberto Teotino, Sistema di riferimento monodimensionale, 102 x 86 x 3,5 cm, stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone Hahnemuhle montata su aludibond, 2011, courtesy dell’artista e Dino Morra arte contemporanea

Le antitesi tra fisica e metafisica, visibile e invisibile, cultura e canonizzazione, vengono superate dall’uso del sistema di riferimento monodimensionale nel processo creativo, il quale media, la conoscenza di una percezione che possiamo definire gestaltica, ovvero autonomamente configurata, e l’esperienza dei dispositivi associativi dati dalla struttura cognitiva.
L’asse cartesiano nelle fotografie rielaborate da Teotino agisce con forza, si manifesta per spezzare la continuità del visibile e per sottrazione e scarto dipana lo spazio-tempo nella pluralità delle possibilità che ha la materia di ‘parlare di sé’ senza concedere all’invisibilità lo statuto dell’oblio.

Lamberto Teotino, Sistema di riferimento monodimensionale, 60 x 42 x 3,5 cm, stampa ai pigmenti di carbone su carta di cotone Hahnemuhle montata su aludibond, 2011, courtesy dell’artista

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I Prigogine, in S. Miceli (a cura di), Percorsi simbolici, Flaccovio Editore, Palermo 1989, p. 79.

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Salvatore Davì ha conseguito la Laurea in Scienza e Tecnologie dell’Arte nel 2009 presso l’Università degli Studi di Palermo, nel 2011 ha frequentato il Master in Curatore Museale presso lo IED di Roma dove ha approfondito, attraverso la stesura di un progetto, il rapporto tra burocrazia, amministrazione pubblica, archivi e arte contemporanea; nello stesso anno ha co-curato la mostra della quarta edizione del premio “Talent Prize”. Nel 2012 ha collaborato con la galleria Zelle Arte Contemporanea di Palermo e attualmente svolge attività di free lance per la rivista Artribune.