from roots to routes
Time to fly
di Ruth Padel, traduzione di Paola Splendore

Time to Fly

You go because you heard a cuckoo call. You go because
you’ve met someone, you made a vow, there are no more
grasshoppers. You go because the cold is coming, spring
is coming, soldiers are coming. Plague, flood, an ice age,
a new religion, a new idea. You go because the world rotates,
because the world is changing and you’ve lost the key.
You go because you have the kingdom of heaven in your heart
and the kingdom of hell has taken over someone else’s heart.

You go because you have magnetite in your brain, thorax, tips
of your teeth. Because the grass is green
over the hill and there’s gold, or more likely bauxite,
inside the hill. You go because your mother is dying
and only you can bring her the apples of the Hersperides.
You go because you need work.

You go because the astrologers say so – the sea
is calling – your best friend bought a motorbike
in America last year. You go because the streets are paved
with gold and besides, your father went when he was your age.

You go because you have seventeen children and the Lord will provide,
because your sixteen brothers have parcelled up the land
and there’s none left for you. You go because the waters are rising,
an ice sheet is melting, the rivers are dry,

there are no more fish in the sea. You go because God
has given you a sign – you had a dream – the potatoes are blighted
because it is too hot, too cold, you are on a quest for knowledge
and knowledge is always beyond. You go because it’s destiny,
because Pharoah won’t let you light candles on Friday at sundown.
Because you are looking for

An enchanted lake, the meaning of life, a tall tree to nest in.
You go because travel is holy, because your body
is wired to go, you’d have a quite different body and different brain
if you were the sort of bird that stayed. You go
because you can’t pay the rent, creditors lie in wait for your children
after school. You go because Pharoah has hogged
the oil, electricity and paraffin so all you have on your table
are candles, when you can get them.

You go because there’s nothing left to hope for;
because there’s everything to hope for and all life is risk.

You go because someone put the evil eye on you
and barometric pressure is dropping. You go because you can’t cope
with your gift – other people can’t cope with your gift –
you have no gift and the barbarians are after you.

You go because the barbarians are gone, Herod
has turned off the Internet and mobile phones, the modem
is useless and the eagles are coming. You go because the eagles
have died off with the vultures and the ancestors are angry
there’s no one to clean the bones. You go in peace. You go in war.
Someone has offered you a job. You go because the dog is going too.
Because the Grand Vizier sent paramilitaries to your home last night,
you have to go quick and leave the dog behind.

You go because you’ve eaten the dog and that’s it, there’s nothing else.
You go because you’ve given up and might as well. Because your love
is dead – because she laughed at you. You go because she’s coming with you:
it will be a big adventure and you’ll live happily ever after.
You go in hope, in faith, in haste; in high spirits,
deep sorrow, deep snow, deep shit and without question.

You pause halfway to stoke up on Omega-3 and horse shoe crabs.
You go for phosphorus, myrtle-berries, salt. You go for oil
and pepper. It was your father’s dying wish.
You go from pole to pole, you go because you can,
you sleep and mate on the wing.
You go because you need a place to shed your skin
in safety. You go with a thousand questions but you are growing up,
growing old, moving on. Say goodbye to the might-have-beens –

you can’t step into the same river twice.
You go because hope, need and escape
are names for the same god. You go
because life is sweet, life is cheap, life is flux
and you can’t take it with you. You go because you’re alive,
bacause you’re dying, maybe dead already. You go because you must.

Bianco-Valente, Terra di me, 2018

Tempo di volare

Vai perché hai sentito il richiamo del cuculo. Vai perché
hai incontrato qualcuno, hai fatto un voto, non ci sono più
cavallette. Vai perché arriva il freddo, arriva
la primavera, arrivano i soldati. Peste, inondazione, un’era glaciale,
una nuova religione, una nuova idea. Vai perché il mondo gira,
perché il mondo sta cambiando e hai perso la chiave.
Vai perché hai il regno dei cieli nel cuore
e il regno dell’inferno si è impadronito del cuore di un altro.

Vai perché hai la magnetite nel cervello, torace, punta
dei denti. Perché l’erba è verde
sulla collina e c’è dell’oro, o più probabilmente bauxite,
dentro la collina. Vai perché tua madre sta morendo
e solo tu le puoi portare le mele delle Esperidi.
Vai perché hai bisogno di un lavoro.

Vai perché lo dicono gli astrologi – il mare
chiama – l’anno scorso il tuo miglior amico ha comprato
una moto in America. Vai perché le strade sono lastricate
d’oro e poi, perché anche tuo padre è partito alla tua età.

Vai perché hai diciassette figli e il Signore provvederà,
perché i tuoi sedici fratelli si sono spartiti la terra
e per te non è rimasto niente. Vai perché le acque stanno montando,
il ghiaccio si sta sciogliendo, i fiumi sono secchi,

non ci sono più pesci nel mare. Vai perché Dio
ti ha mandato un segno – hai fatto un sogno – le patate sono rovinate
perché fa troppo caldo, troppo freddo, sei alla ricerca del sapere
e il sapere è sempre al di là. Vai perché è destino,
perché il Faraone non ti farà accendere le candele venerdì al tramonto.
Perché stai cercando

un lago incantato, il senso della vita, un albero alto dove fare il nido.
Vai perché il viaggio è sacro, perché il tuo corpo
è fatto per andare, avresti un corpo e un cervello diversi
se fossi il genere di uccello che non migra. Vai
perché non puoi pagare l’affitto, i creditori aspettano i tuoi figli
dopo la scuola. Vai perché il Faraone ha monopolizzato
petrolio, elettricità e paraffina perciò sul tavolo non hai altro
che candele, quando le trovi.
Vai perché non speri più in niente;
perché c’è sempre una speranza e la vita è rischio.

Vai perché qualcuno ti ha gettato il malocchio
e il barometro sta calando. Vai perché non sopporti più
il tuo dono – gli altri non sopportano il tuo dono –
non hai alcun dono e i barbari ti danno la caccia.

Vai perché i barbari sono fuggiti, Erode
ha chiuso internet e i telefoni cellulari, il modem
è inutile e stanno arrivando le aquile. Vai perché le aquile
si stanno estinguendo con gli avvoltoi e gli antenati sono furiosi
che non ci sia nessuno a ripulire gli ossi. Vai in pace. Vai in guerra.
Qualcuno ti ha offerto un lavoro. Vai perché va anche il cane.
Perché ieri sera il Gran Visir ti ha mandato a casa i paramilitari,
devi andartene in fretta e abbandonare il cane.

Vai perché hai mangiato il cane e questo è quanto, non c’è altro.
Vai perché ti sei arreso e perché non provare. Perché il tuo amore
è morto – perché ti ha riso in faccia. Vai perché lei viene con te:
sarà una grande avventura e poi vivrai felice e contento.
Vai nella speranza, nella fede, in fretta; di buon umore,
pieno di dolore, neve alta, nella merda e senza riserve.

Ti fermi a metà strada per rimpinzarti di Omega-3 e di granchi a ferro di cavallo.
Vai in cerca di fosforo, mirtillo, sale. Vai per l’olio
e per il pepe. È stato l’ultimo desiderio di tuo padre.
Vai da un polo all’altro, vai perché puoi,
puoi dormire e accoppiarti in volo.
Vai perché hai bisogno di un posto dove cambiare pelle
in tranquillità. Vai con mille domande ma stai crescendo,
stai invecchiando, stai andando avanti. Dì addio alle occasioni perdute −

non puoi bagnarti due volte nello stesso fiume.
Vai perché la speranza, il bisogno e la fuga
sono nomi dello stesso dio. Vai
perché la vita è dolce, la vita non vale niente, la vita è un flusso
e non te la puoi portare dietro. Vai perché sei vivo,
perché muori, forse sei già morto. Vai perché devi.

Ruth Padel, poeta, classicista, e ambientalista, è nata a Londra, dove risiede e insegna poesia al King’s College. Natura, scienza, musica sono motivi ricorrenti nella sua opera. In italiano è in corso di stampa sulla rivista “Poesia” il poemetto Acqua scura mondo in fiamme, sull’accoglienza dei siriani in fuga sull’isola di Lesbo, tradotto da P. Splendore. “Tempo di volare” è tratta dal volume di prosa e poesia The Mara Crossing del 2012, già apparsa in Calendario civile (a cura di Sandro Portelli, Donzelli, 2017).

Paola Splendore ha insegnato letteratura inglese nelle Università “L’Orientale” di Napoli, l’Università di Viterbo e di Roma Tre. Ha curato e tradotto molte antologie di poeti contemporanei, tra cui Isole galleggianti. Poesia femminile sudafricana (con Jane Wilkinson, Le Lettere 2011) e per la collana di poesia dell’editore Donzelli: Sujata Bhatt, Il colore della solitudine (2005), Ingrid de Kok, Mappe del corpo (2008), Karen Press, Pietre per le mie tasche (2012), Moniza Alvi, Un mondo diviso (2014), e Philip Schultz, Il dio della solitudine (2018),

Bianco-Valente (Giovanna Bianco e Pino Valente) iniziano il loro progetto artistico nel 1994 indagando dal punto di vista scientifico e filosofico la dualità corpo-mente. Ciò ha comportato approfondimenti sull’evoluzione biologica e le interazioni fra le diverse specie viventi. A questi studi è seguita una evoluzione progettuale che mira a rendere visibili i nessi interpersonali. Esempi sono le installazioni che hanno interessato vari edifici storici, a cui hanno fatto seguito molti altri lavori incentrati sulla relazione fra persone, eventi e luoghi. Sin dai loro esordi Bianco-Valente hanno partecipato a numerose mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, ed eseguito interventi installativi per importanti istituzioni museali e spazi pubblici.
Sito web: www.bianco-valente.com

Terra di me è l’immagine guida della mostra inaugurata lo scorso giugno a Palazzo Branciforte, a Palermo, evento collaterale di Manifesta 12.
La mostra è stata l’occasione per riflettere su come sia cambiata l’idea di Mediterraneo dall’antichità a oggi, da quando cioè è stato il tramite che ha permesso la nascita e la diffusione della cultura occidentale, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui molte persone lo immaginano come una barriera che pretenderebbero invalicabile, rinnegando la natura stessa del “mare di mezzo”. In Terra di me una mappa nautica del 1600 che rappresenta la Sicilia al centro del Mediterraneo diventa un tatuaggio impresso sul palmo della mano, dove le rotte di navigazione si intrecciano con le linee del destino.