§De Senectute Feminarum - invecchiare come donne
Mettiti al Riparo. Ti Amo.
di Caterina Moroni

“Esisti solo se sei scopabile”

Laura, una donna splendida di 72 anni, dichiara con forza appoggiando la tazza di tè sul grande tavolo. Tutt’attorno, tazzine, cucchiaini, biscotti, fiori, biglietti, un timer, un registratore.
Al tavolo 13 (forse il numero giusto?), donne tra i 65 e gli 85 anni e io.
Questo tavolo è stato il palcoscenico in cui ci siamo riunite per alcuni mesi, in risposta a un appello pubblico rivolto a donne over 70, per la prima fase del processo creativo di Mettiti al Riparo. Ti amo. Paola prende la parola: “La vecchiaia non è una parolaccia, è… il nome di una stagione!”, poi Gloria esclama: “Vecchia ha un bel suono di battaglia. Vecchia! Vecchia! Vecchia!” a cui fa eco Vanna, in modo più delicato: “La vecchiaia è un’età molto anarchica e romantica. Un’età interessante, se non fosse che poi si muore”. Così si introduce uno dei temi centrali di Mettiti al Riparo. Ti amo: la nostra finitezza e come ci rapportiamo ad essa.

Touch, Gloria, partecipante/attrice, 84 anni. Ph Caterina Moroni

La mia ricerca artistica si concentra su processi partecipativi, spazi pubblici e luoghi non convenzionali, creando opere che si trasformano in rituali contemporanei, passeggiate urbane, installazioni, giochi ed esperienze che cambiano con il contesto e le persone coinvolte. L’obiettivo è creare legami e affrontare emergenze e tabù della società.

Con Mettiti al Riparo. Ti amo, l’ultima produzione ancora in cantiere, il cui primo studio è stato presentato a ottobre 2023 nel contesto del festival Periferico a Modena, indaghiamo le inattese connessioni tra due vaste e delicate tematiche: l’intimità e la disfatta.
L’evocazione di una possibile fine è stata la scintilla per il processo creativo, un’ispirazione che, tuttavia, non sarà più evidente nel lavoro finale: nel libro Taccuini del deserto. Istruzioni per la fine dei tempi (Ehrenreich, 2020), il giornalista Ben Ehrenreich racconta il panico generato da un falso allarme per un missile che avrebbe potuto raggiungere le Hawaii il 13 gennaio 2018. Durante 38 minuti di terrore, 38 minuti di errore umano, in tutte le isole la gente si disse addio. Contemporaneamente il sito di Pornhub ha registrato un calo del 77% nel traffico locale. Ma, verso le nove, dopo la smentita, con il panico ormai dissipato, il traffico sul sito ha avuto un’impennata del 48% in più rispetto a un normale sabato mattina. “Sopravvivere a un olocausto nucleare sembrava essere una cosa eccitante” osserva Ehrenreich.

Quest’immagine di disfatta umana ed eros si collega (per me evidentemente) alle osservazioni del filosofo Byung Chul Han, che ci dipinge incapaci di vivere il reale, affascinati e storditi dalle “non cose” e aggiunge «mentre colpiamo sempre più i nostri touch screen, dimentichiamo come stare vicini, come toccare i nostri cari». Questo sembra essere ancor più vero nelle giovani generazioni, in cui il contatto fisico può essere considerato arcaico o eccezionale e, quando si verifica, può essere talmente ineducato da diventare violento. 

Mettiti al riparo. Ti amo aveva e ha l’ambizione di mettere in relazione due poli generazionali, favorendo l’incontro e lo scambio tra adolescenti/giovani adulti e anziani per azzardare una connessione intima che possa ricordarci l’intreccio delle nostre storie con la Storia, che possa aiutarci a contrastare l’indifferenza e generare relazioni significative in tempi di incertezza. Che possa ricordarci il senso della parola Amore. 

Anna, una delle signore al tavolo, racconta: “Io mi innamoravo di tutti. Anche adesso, ma adesso mi innamoro di quelli che non mi fanno male”.
Se noi adulti, noi genitori, non siamo stati all’altezza e abbiamo perso occasioni nella formazione sentimentale e sessuale dei nostri figli, soprattutto maschi, confido nel fatto che Anna e le altre possano trovare un punto di contatto grazie all’esperienza e saggezza della vita vissuta.

Dalla nascita all’ultimo giorno, indipendentemente dalla provenienza, la relazione, l’intimità, il tocco umano sono essenziali. I giovani adulti fanno sesso, gli adulti di mezza età fanno sesso, e donne sessualmente attive nella mezza età continuano a farlo, così come i loro partner. Le donne non smettono di desiderare il sesso dopo la menopausa e la qualità non declina, questi sono solo dei miti sessisti e ageisti.
Quale età è troppo avanzata per mangiare il gelato? Quale età è troppo avanzata per cantare? E quale età è troppo avanzata per fare sesso? C’è una data di scadenza?
Molte persone credono che gli anziani non siano sessualmente attivi, che non abbiano interesse per la sessualità, che non siano più fisicamente capaci e, in ogni caso, che non siano abbastanza attraenti per trovare un partner. Tale desessualizzazione delle persone anziane ha grandi ripercussioni sulla salute, la felicità e l’autostima. 

Il geriatra Bill Thomas definisce “Tyranny of still” il fenomeno per cui ci convinciamo che tutto andrà bene finché ancora lavoreremo, faremo le scale, indosseremo i tacchi, e così via. Ma niente rimane lo stesso per sempre. Ashton Applewhite in This chair rocks. A manifesto against ageism sentenzia: «Not dealing with aging is a way of not dealing with living» (Applewhite, 2016). Infatti, la consapevolezza che la vita ha una durata limitata nel tempo riempie di senso il presente, plasmando la nostra risposta alla vita e fornendo le basi per i codici di condotta personali e i sistemi etici più ampi. 

le partecipanti/attrici in un tributo alle orse JJ4 e Amarena. Ph Aurora Ruffini

L’ossessione per la giovinezza è profondamente radicata nella nostra società, che guarda all’invecchiamento come qualcosa da evitare a tutti i costi.
Nella rappresentazione mediatica, l’anzianità spesso subisce un’omissione, ed esiste un termine per questo fenomeno: symbolic annihilation, ossia la sottorappresentazione o, addirittura, l’assenza totale di alcuni gruppi nelle rappresentazioni mediatiche. Questo è particolarmente evidente nel marketing e nei mass media, che esercitano un’enorme influenza sulla cultura popolare e sulla percezione che abbiamo di noi stessi. L’assenza di rappresentazioni anziane riflette la distribuzione del potere nella società; infatti, eliminare la presenza fisica e sessuale delle persone anziane semplifica anche l’eliminazione dell’idea di loro.
Poiché l’industria dell’immagine contribuisce a rafforzare l’idea convenzionale che il sesso sia appannaggio di corpi giovani e sodi e della soddisfazione misurata in termini di durata dell’erezione e numero di orgasmi, paradossalmente parlare di sessualità degli anziani viene percepito come qualcosa di trasgressivo. Per questo in Mettiti al riparo, Ti amo. ci muoviamo invece in un terreno poetico e delicato, senza rottura, come se fosse già naturale il nostro linguaggio, poiché un* artista deve prefigurare il futuro, l’invisibile, ciò che ancora non c’è.
Come ci ricorda Paola, ancora una volta seduta al tavolo da tè con le altre, “l’attrazione è quando si sente quella presenza che ci fa muovere qualcosa dentro, in tutte le parti del nostro corpo e anche nella mente. Non è solo l’aspetto o l’odore, ma come si muove, come sposta l’aria intorno a sé.”
La chimica sessuale è una realtà ed è meravigliosamente arbitraria e nel momento in cui riusciamo a percepire la bellezza nelle persone anziane, miniamo la mercificazione della cultura giovanile. 

Un altro grande tema è dato dal fatto che le donne spesso vengono giudicate per sembrare più anziane rispetto agli uomini e in questo modo si instaura una competizione per mantenere un’apparenza giovane. Una donna potrebbe realmente pensare di essere una versione minore, meno interessante, meno divertente a letto e di minor valore rispetto a ciò che era in passato.
Da dove proviene questo messaggio e a quale scopo? Tale pensiero punitivo e dispendioso chiama in causa ageismo, sessismo e patriarcato, ci divide e ci predispone all’inevitabile fallimento e alla frustrazione che ne deriva.
L’unico vero afrodisiaco è la fiducia in sé stesse.

Foto della performance “Mettiti al riparo. Ti amo – primo studio. Cerimonia del tè” a Periferico 2023. Ph Dante Ferricella

Questo il testo che, durante un processo profumato di biscotti, confessioni e danze, è scaturito dalla prima sessione di ricerca per Mettiti al riparo. Ti amo.

(…)
Io sono questa sono una dea,
della mia infanzia non hai idea.
Io sono questa sono una dea,
della mia vita non hai idea. 

una bambina messa pesantemente
sotto gli sguardi per cui non è pronta
autorizzati da una comunità assente
e lei esposta   anima spoglia
sentirsi utile solo per una voglia 

Bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero

Non sono stata protetta come figlia
io non sapevo come doveva andare
mentalità e tradizione infame
che mi han comunque costretto a essere madre

Bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero
bastava solo vedermi così com’ero 

E questo mondo qui sotto la mia veste
rimasto per troppo tempo sconosciuto
e poi scoperto insieme alle compagne
ridando gioia e vita alla mia carne

Sapevano come dovevo essere ma io non c’ero
bastava solo vedermi così com’ero
e come puoi l’amore se il tuo corpo ti è straniero?
bastava solo vedermi così com’ero
se questo è amore io lo rimando indietro
bastava solo vedermi così com’ero
il cuore mio è di-amante è un amuleto
bastava solo vedermi così com’ero

Io sono questa sono una dea
Ti basta solo vedermi per come sono
Io sono questa sono una dea
Ti basta solo vedermi per come sono 

E se mi senti mi vedi come sono
se è vero amore mi vedi come sono
forse l’amore può essere un dono
se è vero amore mi vedi come sono
e non è semplice riaprire la mano
se è vero amore mi vedi come sono
ma posso farlo, facciamolo piano
se è vero amore mi vedi come sono

…. E com’è strano sentirti dire ti amo
dentro me c’è un riparo
se lo senti insieme lo riapriamo
e ripariamo e ripartiamo
e se mi ami stai qui
mettiti al riparo 

Ti basta solo vedermi per come sono
Ti basta solo vedermi per come sono
Ti basta solo vedermi per come sono
Ti basta solo vedermi per come sono

Bastava solo di Antonio DonGocò Turano e Libberà.
Brano originale per Mettiti al Riparo. Ti Amo_ primo studio.

La tavola imbandita attorno alla quale ci siamo riunite si è dimostrata un efficace dispositivo per la condivisione e comunicazione, incentivata da bigliettini che suggerivano tematiche e domande per dare il via alle conversazioni che venivano registrate e fedelmente trascritte. Tutto il materiale raccolto è stato rimaneggiato insieme allo psicologo e rapper Antonio Turano, in arte DonGocò, che insieme al rapper, producer e songwriter calabrese Libberà hanno creato un pezzo rap.
Il linguaggio rap, così come l’utilizzo durante il processo e nel primo studio presentato al pubblico di strumenti abitualmente utilizzati da adolescenti e giovani adulti come la piattaforma Just Dance per sfidare gli amici nel ballo, sono volti presagire la prossima tappa di lavoro che, come già anticipato, intende coinvolgere giovani uomini in una chiamata all’impegno: basta – davvero basta – confusione nel termine AMORE.

Bibliografia 


Applewite A., This chair rocks. A manifesto against ageism, Celadon Books, New York, 2016.
Ehrenreich B., Desert Notebooks. A road Map for the End of Time, Counterpoint LLC, Berkeley, 2020.

Caterina Moroni è un’artista interdisciplinare indipendente, formatrice, attivista e progettista in ambito culturale e sociale. La sua ricerca è incentrata su processi partecipativi, spazio pubblico e luoghi non convenzionali. È membro del network internazionale IN SITU, dedicato all’arte negli spazi pubblici. Le sue creazioni prendono la forma di rituali contemporanei, passeggiate urbane, installazioni, giochi interattivi ed esperienze che cambiano con il contesto e con le persone che vi partecipano, dando vita ogni volta ad un evento unico, con l’obiettivo di creare legami nel territorio e affrontare emergenze e tabù della nostra società.