a cura di Giulia Grechi e Salvo Lombardo
«Quando gli uomini muoiono, entrano nella storia. Quando le statue muoiono, entrano nell’arte.
Questa botanica della morte è quello che chiamiamo cultura. È che il popolo delle statue è mortale.
Un giorno i loro visi di pietra si decomporranno a loro volta. Una civiltà lascia dietro di sé le sue tracce mutilate, come i sassolini di Pollicino. Ma la storia ha divorato tutto. Un oggetto è morto quando lo sguardo vivente che si era posato su di lui è scomparso. E quando noi spariremo,
i nostri oggetti finiranno dove mandiamo quelli dei ‘negri’: al museo».
Alain Resnais, Chris Marker e Ghislain Cloquet, Les Statues Meurent Aussi, 1953, film 29’ [t.d.a.] [leggi ancora]
When men die, they enter into history. When statues die, they enter into art. This botany of death is what we call culture. That’s because the society of statues is mortal. One day, their faces of stone crumble and fall to earth. A civilization leaves behind itself these mutilated traces, like the pebbles dropped by Petit Poucet. But history has devoured everything. An object dies when the living glance trained upon it disappears. And when we disappear, our objects will be confined to the place where we send black things: to the museum».
Alain Resnais, Chris Marker e Ghislain Cloquet, Les Statues Meurent Aussi, 1953, film 29’ [t.b.c.] [read more]






























Verso un ente di decolonizzazione
by Sandi Hilal, Alessandro Petti, Emilio Distretti
In 1940, the Fascist regime established the “Entity of Colonization of Sicilian Latifundia / Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano” following the model of the “Entity of Colonization of Libya” and colonial architecture in Eritrea and Ethiopia. These territories were considered by the regime “empty,” “underdeveloped,” and “backward” […]

"Aboadea nfa omo kra nsie yie" Brandenburg-Prussian kings, enslaved Africans, and the problem with representation in the public space.
by Postcolonial Potsdam
The Foundation Prussian Palaces and Gardens is a powerful institution in Germany. It manages and renovates castles and parks in Berlin, Potsdam and the countryside surrounding the German capital. In its galleries and collections, several paintings from the 18th century hint at the presence of African servants at Prussian and German courts at the time […]

Iconoclastia ufficiale spagnola.
di Matteo Guidi, Jorge Luis Marzo e Rebecca Mutell
Fantasma ’77. Iconoclastìa espanyola esplora l’immagine monumentale di Franco dopo la sua morte e il modo in cui lo Stato l’ha affrontata. Si pone principalmente due domande: se non possiamo chiedere di rendere conto a Franco, possiamo chiederlo alle sue immagini? E se lo facciamo queste non si imbizzarriranno? […]

Empatia. Otto capricci enfatici.
di Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi
Il materiale di studio dal quale è stato sviluppato il lavoro è una raccolta di documentazioni di eventi tragici, come video, fotografie di guerra e antiche rappresentazioni, reperite dal web.
I termini di selezione dei materiali non sono stati determinati dai contenuti bensì dalla chiarezza compositiva […]

Memoria necessaria/Memory amiss.
by Caterina Borelli
After 30 years abroad I am back in Rome where I grew up. I was always aware of the traces of the twenty years of fascist regime. Maybe because of the distance, maybe because of my experience filming in Asmara, now in the city fabric I read more layers of history’s palimpsest and I see how former colonial enterprises are embedded in the urban environment […]

Ahi, Caduti su alcuni aspetti del progetto “Corpo Urbano”.
di Salvatore Insana e Elisa Turco Liveri (Dehors/Audela)
Corpo Urbano nasce nel 2019 immaginando la città di San Donà di Piave come un grande organismo vivente, un corpo organico fatto di voci, suoni, immagini, imprevisti incontri, momenti laboratoriali, letture decisive, passaggi di orizzonte, liquidi vitali. Corpo Urbano è un collage collettivo nato in collaborazione con chi abbiamo avuto la possibilità di incontrare e conoscere […]

Twelve. There is no age, no place, no time to become a slave.
by Simona Da Pozzo
I want to share with you a perspective on a monument and ask your complicity to hack it. Since 2007, the monument to Indro Montanelli in Milan is the focus of activists who denounce its intrinsic violence. The monument is in Porta Venezia, my neighbourhood, and, above all, the district of the Eritrean, Somali and Ethiopian diaspora in Milan […]

Decolonizzare l’università per decolonizzare la società. L’esperienza di Decolonising the Academy tra riflessione teorica e azione politica.
di Giulia Rossini, Cecilia Fasciani e Luca Villaggi
Questo contributo si pone l’obiettivo di ricostruire e rendere pubblica l’esperienza politica, culturale e teorica del collettivo Decolonising the Academy, costituitosi a partire da aprile 2019 all’interno dell’Università di Bologna. Decolonising the Academy si sviluppa come uno spazio di riflessione e discussione collettiva in cui confrontarsi criticamente con i segni lasciati dall’eredità della storia coloniale […]

Chi difende i monumenti? Appunti su retorica e congelamento della memoria.
di Mario Panico
Al dibattito sulle azioni di protesta contro i monumenti che rappresentano i colonizzatori – partito dagli Stati Uniti d’America con il movimento Black Lives Matter (da ora BLM) e arrivato in alcuni paesi d’Europa, tra cui l’Italia – si è aggiunta una discussione sulla difesa di questi spazi, sulla protezione del loro valore storico, artistico e identitario. […]

Memoria interattiva. Contro-monumenti in realtà aumentata.
di Roberto Paolo Malaspina e Sofia Pirandello
Jacques Le Goff sosteneva che ogni documento è anche un monumento attraverso cui le società storiche restituiscono un’immagine di sé. «Al limite» continua Le Goff «non esiste un documento-verità. Ogni documento è menzogna […] e un monumento è in primo luogo un travestimento, un’apparenza ingannevole, un montaggio» […]

Hidden Histories. Percorsi e pratiche artistiche per una politica della memoria.
di Sara Alberani
Hidden Histories prende vita a Roma sotto le questioni urgenti che interessano la società durante e post lockdown, consapevoli che la necessità di riappropriarsi dello spazio pubblico – in particolare del centro storico e di alcuni luoghi simbolo della città – si è fatta ancora più forte, così come il bisogno di tornare a incontrarsi fisicamente, attraverso i nostri corpi. […]

Il Monumento tra memoria e presente, tutela e critica, conservazione e distruzione.
di Alessandra Barbuto
“Scendi da lì, che è un monumento”, sento alle mie spalle questa frase, pronunciata in una qualunque piazza di un qualsiasi paese del Sud Italia. Mi giro e vedo una mamma che rimprovera un bimbetto di circa tre anni, reo di essersi arrampicato su quello che evidentemente gli sembrava una cima da scalare e che invece era un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. […]

TODES di Francesca Marconi
con testi di Gabi Scardi e Maria Paola Zedda
L’interesse di Francesca Marconi è rivolto alla contaminazione culturale e alle forme di appartenenza multiple e variegate che caratterizzano la società odierna. Partendo da impegni a lunghissimo termine, muovendosi prevalentemente in ambiente urbano, l’artista mette a punto progetti diversi, ma accomunati da alcune caratteristiche precisamente individuabili: progetti collettivi e partecipati, fortemente calati nel contesto in cui si trova a lavorare […]

Cari corpi vivi.
di Irene Coppola
Vi scrivo di una urgente visione che mi assilla da anni, come un sogno sfocato che tento di trattenere appena sveglia. Da bambina non li vedevo neanche … dico, questi enormi busti immobili, collocati nelle città. Pare che li abbiamo ereditati da epoche passate per celebrare i protagonisti della Storia – quella dominante si sottintende – simboli di un’identità nazionale, da difendere a spada tratta. […]

One stone, one name. Stolpersteine in Denmark.
by Henriette Harris
The first 12 Stolpersteine on Danish ground were placed the 17th of June 2019. On that day, the German artist Gunter Demnig came to Copenhagen and Frederiksberg to remember the lives and deaths of Thora Krogmann, Rosa Nachemsohn, Beile Malka Zipikoff, Irma and Julius Barasch, Ruth Fanni Niedrig, Ernst Platzko, Schmul Sender Jonisch […]

Notizie dal lato oscuro del museo. Deposito tra memoria e visibilità.
di Fabio Fornasari
Questo è un cammino tra alcuni pensieri nati lavorando nei depositi dei musei, tra la statuaria, le scoperte e la comprensione di cosa sia un deposito all’interno della fenomenologia museale. In particolare quel luogo popolato dalle statue che celebravano le conquiste coloniali, dall’epoca romana a quella novecentesca, dall’imperatore Adriano alle nostalgie imperiali italiane del Novecento. […]

Viva Menilicchi! Rituali ambulanti e guerriglia odonomastica in Sicilia.
di Wu Ming 2 e Luca Cinquemani
Viva Menilicchi! nasce da un imprevisto, una richiesta inattesa. Lo strano vicinato tra una biennale d’arte, Manifesta, e un collettivo di cantastorie, noto col nome di Wu Ming.
La scintilla iniziale è una lettera d’invito, alla dodicesima edizione della rassegna, che avrà per sede Palermo e per titolo: Il giardino planetario: coltivare la coesistenza. […]

Decolonize your eyes, Padova. Pratiche visuali di decolonizzazione della città.
di Annalisa Frisina, Mackda Ghebremariam Tesfau’ e Salvatore Frisina
Il saggio a tre voci è composto da testi e video.
Mackda Ghebremariam Tesfau’ apre con un una riflessione sulle tracce coloniali che permangono all’interno degli spazi urbani. Lungi dall’essere neutre vestigia del passato, questi segni sono tracce di una storia contesa, che si situa contemporaneamente al cuore e ai margini invisibili della rappresentazione di sé dell’occidenteIl saggio a tre voci è composto da testi e video.[…]

Someone who is going to look at me. Notes against peaceful memorialisation.
by Micol Bez
The debate about memorialisation is monopolised by two questions: should certain monuments be removed? Or would that mean censoring, rewriting or forgetting history? Starting from the epistemological premise that all knowledge production and representation has the side effect of producing ignorance […]

“Freedom of Movement” and “Impero dei Segni”.
by Nina Fischer and Maroan el Sani
What happened leaves traces, some of which are quite concrete—buildings, dead bodies, censuses, monuments, diaries, political boundaries – that limit the range and significance of any historical narrative. This is one of many reasons why not any fiction can pass for history: the materiality of the sociohistorical process sets the stage for future historical narratives. […]

The artistic practice in the invited space: a Sarajevo perspective.
di Giulia Palomba
The research introduces the artistic leading role in the production of alternative spaces for dissent and negotiation of meaning, in the local context of Sarajevo, Bosnia Herzegovina. In a contemporary state of uncontrollable capitalistic privatization and corruption, after a past of recurring imposed narratives, issues of legitimacy and representation become every day more relevant […]

Contro il farsi statua del tempo: memorie del presente e ritmologie della Storia.
di Antonio Ricciardi
All’interno del loro La Questione Mediterranea, Chambers e Cariello fanno notare come «le cronologie irrefutabili della storia lineare e del suo presunto progresso» vengano a essere spazzate via nel momento in cui volgiamo il nostro sguardo verso «interruzioni, discontinuità e ritorni rimossi». In questo senso «le mappe possono, in realtà, essere piegate e il tempo sincronizzato con altri ritmi ed altre battute». […]

Anche i cani muoiono: visualità, attivismo e resistenza intorno alla statua di un cane.
di Federica Timeto
Le immagini non sono mai soltanto una questione estetica, ma sempre anche una questione sociale. Le azioni, narrazioni, interpretazioni, cancellazioni strategiche o tattiche che circondano le immagini dimostrano come fenomeni quali totemismo, iconoclastia e vandalismo reagiscano a ciò che le immagini fanno, piuttosto a quello che esse sono. […]

Parlare della comunità, parlare con la comunità: il caso di Scaffold al Walker Art Center di Minneapolis.
di Martina Neglia e Yasmin Riyahi
In occasione di Documenta 13 (9 giugno – 16 settembre 2012), l’artista ha portato a Kassel Scaffold, una scultura in legno e metallo sul tema della pena capitale negli U.S.A. L’opera consiste in una costruzione ricombinata dei patiboli utilizzati in alcune delle più significative esecuzioni pubbliche per impiccagione volute dagli Stati Uniti d’America tra il 1859 e il 2006. […]

A Scroll through the monuments of Grutas Park.
di Matteo Locci
Following 90’s Lithuanian’s independence, billionaire Viliumas Malinauskas decided to purchase and keep dozens of Soviet commemorative statues removed by local authorities. Although through a private acquisition, these statues were saved from a probable metal fusion; in an act of pure post-Stalinist escapology, they now constitute the backbone of the controversial Grutas Park […]

Ombre di monumenti.
di Simona Bordone
“Scusi, mi sa dire dov’è via Garibaldi?” “Guardi vada dritto fino all’incrocio, poi giri a sinistra. In fondo vedrà una statua a cavallo, grande eh, si vede bene, lì comincia via Garibaldi.” “Grazie, molto gentile.”
Rivolta al marito: “Bisogna sempre chiedere, perché ‘ste vie Garibaldi, sono lunghe e non si sa mai dove incominciano”. […]

A estátua que queria entrar para a História.
de Carlos Canhameiro
Rígida e fria, eu sou uma estátua. Uma estátua esquecida no meio de uma praça. Uma praça esquecida no meio de um bairro. Um bairro esquecido no meio de uma cidade, rígida e fria. Toda a minha consciência vem do presente, do presente que recebo de alguém que sobre (ou por) mim escreve. Não há porque fingir outras possibilidades […]

CURA e Vozes Contra o Racismo: pratiche artistiche e curatoriali di Contro Colonizzazione dal Sud.
di Laura Burocco
In un dibattito tenutosi nell’ottobre di quest’anno, quello che fu il ministro della cultura più progressista del Brasile e uno dei maggior esponenti della cultura del suo paese, Gilberto Gill ha detto: «In Brasile le cose stanno peggiorando e migliorando allo stesso tempo. Migliorano nella misura in cui chi vuole che peggiorino sta facendo così tanto (male) da creare le condizioni perché coloro che vogliono che migliorino si mettano in azione». […]

ll giorno che sparirono tutti.
di Christian Piana
Nel 2003 a Pristina, nel Kosovo, ho conosciuto un ragazzino albanese di circa 13 anni, che, con la madre e le due sorelle più piccole, stava cercando di arrivare in Germania via terra, attraverso la ex Jugoslavia. Mi trovavo nella fatiscente stazione dell’autobus della città, in parte bruciata e in parte segnata dalle esplosioni, insieme a un gruppo di persone sconosciute, aspettando l’autobus che mi avrebbe riportato a Sarajevo.[…]