anno 8, n. 27 gennaio -aprile 2017 [ Sensory Hiatus

Anno VIII, n.27, gennaio – aprile 2018
Sensory Hiatus

a cura di Laura Estrada Prada

“Il mondo è l’emanazione di un corpo che lo penetra.
Tra la sensazione delle cose e sensazione di sé, si istaura un andirvieni continuo:
prima del pensiero, vi sono i sensi.”

– David Le Breton 

In un mondo che si è palesemente emancipato dal pensiero Cartesiano e il suo disprezzo del corpo, la sfera del corporeo ha affermato la sua importanza all’interno degli studi culturali e accademici. Con il riconoscimento del corpo come produttore di significati, la percezione corporea e i sensi diventano fondamentali. Oggi, la percezione del mondo è necessariamente multi-sensoriale, multi-disciplinare e multi-culturale.  In questo contesto e in coerenza con la necessità di riconsiderare il corpo, vediamo la sovversione di una struttura gerarchica dei sensi che è stata monolitica per tanto tempo. La visione e l’udito sono stati considerati spesso “i sensi nobili”: gli unici capaci a fornire esperienze intellettuali. Olfatto, gusto e tatto sono stati a lungo riconosciuti come i “sensi bassi”, troppo istintivi ed emotivi per essere degni di riconoscimento nelle costruzioni di significato in Occidente1. Questa gerarchia dei sensi è iniziata a essere messa in discussione alla fine del XX secolo e i sensi bassi hanno cominciato a infiltrarsi nelle narrazioni culturali in modo più cosciente: le implicazioni tacite ma condivise del vivere in un mondo che dev’essere assaggiato, toccato e odorato per essere compreso in modo più completo2. Questo cambiamento sensoriale procura una comprensione diversa dei contesti e delle circostanze laddove i sensi diventano i veri e propri soggetti di riflessione, piuttosto che degli effetti collaterali. Attraverso il disturbo dei modi comuni di sentire, si può innescare una riflessione su come l’esperienza può cambiare i modi di sentire, anzi che la solita considerazione che i sensi modificano soltanto l’esperienza3. Riesaminare il valore dei sensi trascurati – tali come l’olfatto, il tatto e il gusto – diventa, quindi, una pratica necessariamente multi-disciplinare: uno spazio dove l’arte, le storie, l’antropologia e la scienza possono trovare una convergenza dialettica. Come possiamo parlare di odori, sensazioni tattili e gusti? La “forza” di queste sensi giace nella loro sovversione di una gerarchia condivisa, presentandosi come elementi di disturbo nel modo di sentire collettivo? La loro natura evocativa ed emozionale propone una ri-esaminazione dei loro linguaggi e delle estetiche che fino adesso sono state primordialmente visive?

1 Classen, C. e Howes, D. Ways of Sensing, Routledge, New York, 2014.
2 Le Breton, D. Il Sapore del mondo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2007.
3 Bacci, F. e Melcher, D. Art & The Senses, Oxford University Press, Oxford, 2013.