In Francia come in Italia la quota di donne nelle due camere del parlamento è in forte ascesa [1], una rapidità che autorizza a ritenere che la parità numerica donna-uomo sia raggiungibile in tempi brevi. Ciò non deve indurci a supporre, tuttavia, che altrettanto rapida sia l’evoluzione degli atteggiamenti della classe politica nei confronti delle rappresentanti femminili. Un’indagine del modo in cui i partiti francesi e italiani raffigurano le donne politiche nella propaganda figurativa consente di verificare se le loro candidature sono promosse con approcci simili a quelli utilizzati per gli uomini, in altre parole se vi siano nella rappresentazione differenze di genere. L’indagine può inoltre rivelare se gli stili persuasivi variano a seconda del colore politico dei partiti, nonché permettere di identificare differenze e convergenze tra i due paesi [2]. Va rilevato che alle donne politiche che si fanno raffigurare in un particolar modo piuttosto che in un altro non possiamo imputare il ruolo di modello passivo succubo dei diktat estetici di partiti ancora oggi perlopiù diretti da uomini: ogni ritratto è il risultato della complice interazione tra la direzione del partito (che ha un’importante voce in capitolo), il fotografo dell’agenzia pubblicitaria e la candidata. Quest’ultima è quindi corresponsabile dell’immagine che viene diffusa.
L’avvenenza è sempre un vantaggio in politica [3], ma se la persona che si candida è una donna, le immagini che la ritraggono tendono a valorizzare molto di più il suo aspetto fisico [4]. Questa tendenza, in Francia come in Italia, è maggiormente diffusa a destra che a sinistra.
In Francia, l’eccezione più vistosa è quella di Ségolène Royal. Prima donna socialista a candidarsi alle elezioni presidenziali, si è presentata agli elettori nel 2007 con due manifesti alquanto curati che la raffigurano seducente come una diva. L’immagine del primo turno [Fig. 1] è un ritratto molto ravvicinato eseguito da Emanuele Scorcelletti – il fotografo delle grandi star del cinema – che induce ad apprezzare la carnagione vellutata della candidata. L’uso del bianco e nero la impreziosisce conferendole un sofisticato stile rétro: ricorda infatti le foto delle attrici degli anni Quaranta e Cinquanta. La fotografia per il manifesto del ballottaggio [Fig. 2] è stata invece realizzata da Oliviero Toscani e mira a valorizzare l’ovale del viso, gli occhi lucenti e il sorriso smagliante [5]. Fungerà da modello, sette anni dopo, alla socialista Anne Hidalgo quando quest’ultima si candiderà alla carica di sindaco di Parigi .
Nello schieramento di destra, punta molto sulla femminilità la leader del Front National, Marine Le Pen. La pubblicistica della campagna per le elezioni presidenziali del 2012 [Fig. 19] la rappresenta con un sorriso birichino, e mette in risalto i suoi capelli biondi (tinti) e gli occhi azzurri – due elementi di sicuro impatto perché, nella cultura occidentale, oltre a caratterizzare un certo tipo di bellezza ideale, sono generalmente percepiti come “segni” di innocenza e purezza [6]. Marine Le Pen appare sottilmente seducente anche nel manifesto del secondo turno delle elezioni presidenziali del 2017 [Fig. 21]. Difatti, se da una parte adotta uno stile ufficiale, quasi da presidente in pectore (il ritratto con la libreria sullo sfondo si ispira all’iconografia dei Capi di Stato francesi [7], mentre il motivo delle dita incrociate davanti è mutuato dalle fotografie protocollari femminili [8]), dall’altra la leader ostenta in primissimo piano, assieme al ginocchio, parte della coscia e lo slogan “Choisir la France” (Scegliere la Francia) è sovraimpresso in corrispondenza con il seno. È evidente che lo scopo ultimo di questi espedienti è quello di proiettare un’immagine rassicurante e “moderna”, nel tentativo di celare l’ideologia estremista del Front National e farci dimenticare che è figlia di Jean-Marie Le Pen (il manifesto riporta in basso le parole “Marine Présidente” senza citare il cognome della candidata).
Le personalità più a sinistra nello schieramento politico francese – la rappresentante dell’ala sinistra del Partito Socialista Martine Aubry [Fig. 6], la comunista Marie George Buffet [Fig. 9], le trotskiste Ariette Laguiller e Nathalie Artaud [Figg. 10-11], e le ambientaliste di Europe Ecologie / les Verts Cecile Duflot e Eva Joly [Figg. 12- 13] – si concedono solo l’accenno di un sorriso, rifuggono il trucco, le scollature e riducono al minimo il ricorso al ritocco fotografico per evitare di apparire come delle cover-girl. Le candidate trotskiste attenuano la propria visibilità facendosi ritrarre su una piccola porzione dei rispettivi manifesti, per dare conseguentemente ampio spazio al testo del programma elettorale.
In Italia, l’appartenenza politica incide in modo molto più marcato sui moduli di rappresentazione. In generale, le donne politiche di sinistra di gradevole aspetto si fanno ritrarre in modo alquanto sobrio: pettinatura classica, trucco naturale, e abbigliamento poco apparente (e comunque di semplice eleganza) oppure addirittura escluso dall’inquadratura dell’immagine [Figg. 24-29]. L’osservazione vale anche per le candidate del movimento Cinque Stelle: i manifesti per le elezioni comunali romane e torinesi del 2016 rappresentano rispettivamente Virginia Raggi e Chiara Appendino con naturale semplicità [Figg. 30-31]. È interessante notare che l’avvenente ministra Maria Elena Boschi sfoggia sì un sorriso radioso e una chioma composta con particolare cura nei manifesti che annunciano le sue frequenti apparizioni pubbliche, ma, contrariamente alla stragrande maggioranza delle personalità politiche sia femminili che maschili, non si fa mai ritrarre a piena pagina.
Salta subito agli occhi, quando si passano in rassegna le immagini delle leader e di altre figure femminili del centro-destra e della destra, la solerzia con cui viene esibito il loro corpo. Per catturare la nostra attenzione e suscitare il nostro apprezzamento estetico sono utilizzati diversi accorgimenti. Le candidate tendono ad essere più “visibili” rispetto ai loro corrispettivi maschili: sono spesso riprese a busto intero, e non di rado anche all’altezza dell’anca, delle cosce o delle ginocchia [Figg. 34, 37, 40, 41, 42, 46]. Indossano abiti scollati e in qualche caso attillati, assumono posture che sottolineano il loro sex appeal ed espressioni del viso accattivanti o scopertamente ammiccanti. Inoltre esibiscono frequentemente chiome scomposte (un motivo che tradizionalmente suggerisce il rilassamento delle inibizioni sessuali) oppure ciocche ribelli che accarezzano il volto, e portano un trucco marcato [Figg. 33, 36-41, 43-47]. Si presentano, in altre parole, come star dello spettacolo [9]. D’altronde, alcune delle candidate di maggior rilievo provengono dal mondo dell’intrattenimento e sono state scelte dai partiti populisti principalmente per la loro avvenenza e notorietà, piuttosto che in base ad un curriculum politico e amministrativo. Sono soprattutto animatrici televisive (Elisabetta Gardini e Gabriella Carlucci [Figg. 36, 37]) e ex-fotomodelle “senza veli” (Mara Carfagna e Alessandra Mussolini [10] [Figg. 33, 40-41]); ma ci sono anche una cantante di musica leggera (Iva Zanicchi [Fig. 38]), un’acrobata e cavallerizza (Ambra Orfei [Fig. 45]), una speaker radiofonica (Adelina Putin [Fig. 47]) e persino una campionessa di fitness nota per le sue esibizioni atletico-erotiche (Silvia Scaglione [Fig. 39])[11]. Alla lista delle ragazze “di bella presenza” catapultate nella politica possiamo aggiungere l’escort Patrizia d’Addario [Fig. 35], che però era candidata nella lista di Raffaele Fitto (Popolo della Libertà) alle elezioni comunali pugliesi del 2009 prima di acquisire notorietà con lo scandalo delle “cene eleganti” berlusconiane.
La strategia del sex appeal perseguita dai partiti populisti conservatori e di destra li spinge a fare un ampio uso del ritocco quando le candidate non sono più nel fiore degli anni oppure sono semplicemente “meno belle”. Letizia Moratti (classe 1949) [Fig. 32] compare nella pubblicistica relativa alla sua candidatura alle elezioni comunali del 2011 ringiovanita di oltre vent’anni. Iva Zanicchi, settantaquattrenne quando si presenta alle elezioni europee del 2014, riproduce sul suo manifesto una fotografia dei primi anni della sua lunga carriera di cantante [Fig. 38]. Il caso più eclatante è quello di Giorgia Meloni. La grafica di propaganda della leader di Fratelli d’Italia (nata nel 1977) la ritrae come una splendida “ragazza” che ostenta un atteggiamento, via via, birichino, scanzonato, provocante, languido, pensieroso, tenero e bonario [Fig. 51]. La fonte d’ispirazione sembra essere Marine Le Pen, che compare nella sua pubblicistica con un’ampia gamma di espressioni attraenti. Lo scopo è comunque lo stesso: quello di mascherare l’estremismo delle sue proposte [12].
I ritratti “ritoccati” delle donne politiche sono spesso presi di mira dai media. La fotografia di Meloni riprodotta sul manifesto riportante lo slogan “Senza paura verso il futuro” [Fig. 48], con il quale si propone come leader alle primarie di centro–destra (primarie da lei auspicate, ma mai avvenute), è così poco somigliante che è stata molto commentata e parodiata: un’immagine della candidata pubblicata su internet la ritrae in modo poco lusinghiero assieme alla scritta ironica “Senza Photoshop verso il ricovero” [Fig. 49]. L’effigie fortemente “rivitalizzata” di Letizia Moratti [Fig. 32] è stata impietosamente associata dai media alla fotografia originaria che la raffigura con le rughe naturali di una sessantenne [13].
Val la pena soffermarsi brevemente su qualche altro ritratto.
La fotografia utilizzata da Giorgia Meloni per promuovere la sua candidatura alle elezioni europee del 2014 la mostra vista dal basso, con il viso rivolto verso orizzonti lontani e le braccia incrociate su uno sfondo riproducente un cielo velato di nubi [Fig. 50]. La composizione sembra ispirarsi ad alcuni noti ritratti di Mussolini [14].
Il ritratto riprodotto su uno dei manifesti della candidata alla presidenza della Regione Lazio nel 2010 Renata Polverini [Fig. 42], ex-segretaria generale dell’Unione Generale del Lavoro, UGL [15], non è privo di allusioni maliziose: lo slogan della sua campagna – “Con te” – è stampato su un cartello posto incongruamente sul busto, mentre il suo nome è stato impresso in corrispondenza del basso ventre.
Daniela Santanchè è raffigurata nel manifesto per le elezioni politiche del 2008 con gli occhi rivolti verso la nostra destra, come per sottolineare che è la leader di La Destra [Fig. 43]; mentre in quello per le primarie di centro-destra del 2012 si presenta con uno sguardo romanticamente sognante, proponendosi dunque come donna dal fascino misterioso [Fig. 44].
Sono ritratte scopertamente come seduttrici le personalità che si candidano per rappresentare il diritto alla libertà sessuale nelle sue varie espressioni. Oltre alle immagini delle porno-attrici Ilona Staller, alias Cicciolina, (Partito Radicale) [16], Moana Pozzi (Partito dell’Amore) [17] e Emilia Cucciniello, il cui nome d’arte è Milly D’Abbraccio, (Partito Socialista) [Figg. 52-54], la presente panoramica comprende quella di Vladimiro Guadagno detto Vladimir Luxuria (Rifondazione Comunista), perché, pur non avendo cambiato sesso, ha assunto un’identità femminile. Il manifesto che promuove la sua candidatura alle elezioni politiche del 2006 la ritrae provocatoriamente con il look della sciantosa: vestito di organza, guanti lunghi neri, gioielli pacchiani e trucco vistoso [Fig. 55].
Si concluderà questa rapida rassegna con qualche osservazione comparativa. Si è già osservato che in Francia come in Italia le sinistre, pur non rinunciando totalmente a valorizzare l’aspetto fisico delle candidate, consapevoli che la bellezza è un “argomento” che paga, solitamente evitano di rappresentarle in modo seducente. La differenza di approcci tra i partiti di sinistra e quelli di centro-destra/destra è particolarmente rilevante in Italia anche perché qui il fenomeno delle star catapultate nella politica è diffuso, mentre in Francia è praticamente inesistente. Queste piacenti professioniste o ex-professioniste dell’intrattenimento, chiamate dai partiti “moderati” e di destra principalmente per darsene il lustro e conquistare in tal modo i voti di un elettorato popolare, sono evidentemente tenute a non rinunciare al loro glamour.
Un altro elemento che caratterizza la pubblicistica femminile italiana, ma non quella francese, è l’utilizzo del gioco di parole. La campagna elettorale romana di Virginia Raggi era improntata sullo slogan “CO/RAGGI/O” [Fig. 30]. Ludico era anche il leitmotif della propaganda di Chiara Appendino per le elezioni comunali di Torino: “L’alternativa è Chiara” [Fig. 31]. Si è tentati di interpretare i giochi di parole associati alla loro immagine (gli esempi nella propaganda di candidati-maschi sono rari [18]), come il riflesso di una tendenza ancora radicata nel Belpaese ad attribuire alla donna una funzione ludico-decorativa.
Accomuna, invece, Francia e Italia la consuetudine di assegnare alle candidate dei valori simbolici. Il fenomeno deriva dalla tradizione secolare di personificare e allegorizzare concetti astratti (la Libertà, la Giustizia, la Virtù, ecc.) tramite la figura femminile [19]. Lo slogan “La France Présidente” che accompagna l’immagine di Ségolène Royal nel manifesto per il primo turno delle elezioni del 2007 [Fig. 1] suggerisce che la candidata, in quanto donna, è la naturale incarnazione di un paese il cui nome è di genere femminile; in altre parole, le attribuisce il ruolo di Marianne [20]. Nella pubblicistica relativa alla campagna delle primarie socialiste per le elezioni presidenziali del 2012, Royal appare ripetutamente abbigliata in rosso e bianco su sfondo blu [Fig. 4] per indicare che è la rappresentazione stessa della Francia. L’ecologista Eva Joly porta gli occhiali cerchiati di verde nel manifesto delle elezioni del 2012 [Fig. 13] per presentarsi come simbolo vivente del suo partito. Da quando ha preso le redini del Front National nel 2011, Marine Le Pen si fa ritrarre sui manifesti che annunciano i suoi interventi a Parigi per il Primo Maggio in corrispondenza dell’immagine della statua di Giovanna d’Arco a Place de l’Opéra [Fig. 20] – un’associazione visiva che Jean-Marie Le Pen, iniziatore nel 1988 della consuetudine di commemorare l’eroina il giorno della Festa del Lavoro piuttosto che quello della liberazione d’Orléans (l’8 maggio), non aveva mai ritenuto opportuno evidenziare quand’era leader del partito. L’identificazione con Giovanna d’Arco permette alla leader di proclamarsi difenditrice e liberatrice della Francia. La bionda Marion Maréchal le Pen, un’altra figura di spicco del Front National, sfodera un sorriso sfolgorante nel manifesto per le elezioni regionali del 2015 [Fig. 22], proponendosi come l’immagine stessa della luminosa regione Provence-Alpes-Côte d’Azur che aspira a governare.
In Italia, sono donne le personalità del mondo del cinema erotico che si sono prestate a candidarsi per rappresentare la liberazione sessuale tout court [Figg. 52-54], sebbene sarebbe stato ugualmente appropriato ricorrere ad un porno-attore per simbolizzare una così nobile causa (Rocco Siffredi, per esempio). Anche Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, candidato alla carica di sindaco di Roma nel 2008 nelle file del Partito Socialista, si è fatto sostenere da una diva del cinema a luci rosse (Milly D’Abbraccio), piuttosto che da un divo del settore [21].
Nel 1999 i Democratici hanno candidato Gina Lollobrigida alle elezioni europee, raffigurandola nel manifesto come una star [Fig. 23]. Ritratta a mezzobusto, “la Lollo” sfoggia gioielli e un abito scintillante con un’ampia scollatura su cui è impresso a caratteri cubitali il lungo cognome più per attirarvi il nostro sguardo che per coprirla. L’immagine sembrerebbe costituire un esempio lampante di come anche la sinistra a volte degradi la donna mercificandone il corpo. Lo slogan del manifesto ci spinge ad interpretarla invece come un’ulteriore illustrazione della tradizione allegorica occidentale: “Un simbolo dell’Italia per l’Europa” indica che l’attrice ormai settantaduenne, archetipo della “maggiorata fisica”, ci viene proposta come un monumento del cinema italiano, un personaggio la cui prorompente bellezza fisica d’antan, non diversamente da quella delle formose Veneri del Tiziano o degli eroici nudi virili di Michelangelo, ha ormai acquisito valori artistici. Afferma, in altre parole, che fa parte del patrimonio culturale nazionale, al pari delle bellezze paesaggistiche ed artistiche di cui andiamo fieri.
Note
[1] Ci si limiterà a citare i dati degli ultimi due decenni: oltralpe, la quota delle deputate è cresciuta dal 10,9% (elezioni del 1997) all’attuale 38%, e quello delle senatrici dal 5,92% (elezioni del 1998) al 29,3%; in Italia la presenza femminile alla Camera dei Deputati e al Senato era rispettivamente dell’11,20% e del 7,10% (elezioni del 1996) ed è attualmente del 31,30% e 29,60%.
[2] A quanto mi risulta, non esistono studi sull’immagine femminile nella propaganda figurativa francese e italiana. Per quanto riguarda la Francia, l’ampio saggio di Emmanuelle Retaillaud sull’abbigliamento delle donne in questo stesso volume – Tailleur Chanel ou robe à fleurs? Portraits de femmes dans la vie politique française sous la Ve République (1958-2014) – complementa utilmente il presente capitolo. Sulla rappresentazione della donna in generale nella grafica politica del dopoguerra, cfr. C. Ravera, D. Ashton, G. C. Italiani, Per la rivoluzione, per la patria e per le donne. 100 anni di manifesti politici nel mondo, Venezia, Marsilio, 1978; A. Sartogo con U. Eco, L. Castellina, Le donne al muro. L’immagine femminile nel manifesto politico italiano, 1945/1977, Roma, Savelli, 1978; L. McQuiston, Suffragettes to She-Devils. Women’s Liberation and Beyond, London, Phaidon, 1997; e Donne manifeste. L’Udi attraverso i suoi manifesti, 1944-2004, a cura di M. Ombra, Milano, Il Saggiatore, 2005. Mi sono permesso di mutuare da quest’ultimo interessante volume il bel titolo, ritenendolo molto adatto all’argomento del presente saggio. Mi sembra appropriato ringraziare in questa nota Verina Jones (Università di Reading) per gli utili commenti ad una prima versione di questo saggio, commenti che vertevano soprattutto su questioni gender.
[3] Ch. Delporte, Une histoire de la séduction politique, Paris, Flammarion, 2011.
[4] Per istituire paragoni con le raffigurazioni maschili, in mancanza di repertori sistematici di manifesti elettorali che ritraggano i candidati di spicco, si può ricorrere a Google Immagini. Per la Francia, la ricerca si può effettuare a partire dalle parole-chiave «affiches présidentielles», seguite dall’anno in cui si sono tenute le elezioni (per es. 2002, 2007, 2012, 2017). Merita di essere citato, per la sua ampiezza e l’interesse degli spunti, il volume di F. d’Almeida La Politique au naturel. Comportement des hommes politiques et représentations publiques en France et en Italie du XIXe au XXIe siècle, Roma, École Française de Rome, 2007, anche se l’indagine non tratta specificamente di ritratti elettorali, bensí delle fotografie delle deputate e dei deputati riprodotte negli annuari parlamentari francesi e italiani. Questa pubblicazione è stata preceduta da un saggio in italiano: Vendere al meglio la propria immagine: mimica facciale e seduzione da parte dei parlamentari francesi e italiani dal 1945, in Propagande contro. Modelli di comunicazione politica nel XX secolo, a cura di A. Baravelli, Roma, Carocci, 2005, pp. 227-246.
[5] Sulla costruzione dell’immagine di Ségolène Royal, che nel luglio 2006 la rivista per uomini «FHM» classifica tra le donne più seducenti del pianeta, addirittura prima di Monica Bellucci e Laetitia Casta, cfr. L. Cheles, Immagini presidenziali del tempo presente: Francia e Italia, in Presidenti. Storia e costumi della Repubblica nell’Italia democratica, a cura di M. Ridolfi, Roma, Viella, 2014, pp. 166-167; Retaillaud, Tailleur Chanel, cit., pp. 217-218.
[6] Per uno studio più approfondito sulla ritrattistica elettorale di Marine Le Pen nel 2012, cfr. Cheles, Immagini presidenziali, cit., pp. 169-70. Sul suo tentativo di rendersi gradita al pubblico, si veda D. Campus, Marine Le Pen’s ‘Peopolisation’: An Asset for Leadership Image-Building, in «French Politics», 2017, n. 15, pp. 147-165. Sul fascino che esercitano i capelli biondi e il colore blu c’è un’ampia letteratura. Si veda: J. Pitman, Tutto sulle bionde, Milano, Longanesi, 2004; S. Gundle, C.T. Castelli, The Glamour System, Basingstoke-New York, Palgrave- Macmillan, 2006, pp. 135-148; M. Pastoureau, Blu. Storia di un colore, Milano, Ponte alle Grazie, 2008.
[7] Così si sono fatti raffigurare, tra gli altri, Charles De Gaulle, Georges Pompidou e François Mitterrand. Cfr. Pouvoirs. Représenter le pouvoir en France du Moyen Age à nos jours, a cura di A.C. Fonseca Brefe, K. Guardé, Paris, Somogy-Nantes, Musée du Château des ducs de Bretagne, 2008, pp. 138-140.
[8] Il gesto si riscontra in numerosi ritratti della regina Elisabetta II. Cfr. P. Moorhouse, D. Cannadine, The Queen, Art and Image, London, National Portrait Gallery-New York, Hudson Hill Press, 2011. Navigando su internet si trovano altri esempi: Édith Cresson, Prima Ministra socialista (dal maggio 1991 all’aprile 1992), posa con le mani similmente atteggiate per la copertina del settimanale «Paris Match» del 30 maggio 1991.
[9] Sono passati lontani anni luce dal 1991 quando la consulente politica Maria Bruna Pustetto raccomandava alle candidate: “Stravaganze, eccentricità, modelli ammiccanti o che denotino una larvata disponibilità sessuale, devono essere esclusi dal guardaroba di una donna che vuole far carriera in un settore come quello della politica nel quale permangono nei suoi confronti dei forti pregiudizi negli uomini e una più o meno espressa ostilità da parte di altre donne.” (Il manuale del candidato politico, Milano, Bridge, 1991, p. 240). Per il sex appeal in prospettiva storica e analisi dettagliate del suo linguaggio visuale, cfr. Gundle, Castelli, The Glamour System cit., e S. Gundle, Glamour. A History, Oxford, Oxford University Press, 2008.
[10] Alessandra Mussolini ha costituito una svolta decisiva nell’immagine della donna di destra. Prima di lanciarla strepitosamente nel 1992, il partito neo-fascista Movimento Sociale Italiano (MSI) aveva un’impronta fortemente virile: le candidate che venivano presentate alle elezioni erano alquanto rare, l’elettorato era in larga misura maschile e l’immagine della donna compariva di rado nella pubblicistica. Con il successo immediato in veste di nipote del Duce, Alessandra Mussolini viene eletta deputata, e l’anno successivo sfiora la vittoria alle elezioni comunali di Napoli, pur in gara con una personalità come Antonio Bassolino – il Msi scopre che la bellezza rigogliosa serve a proiettare un’immagine “moderna” e “rispettabile”. Il partito e i suoi eredi (la “post-fascista” Alleanza Nazionale e Fratelli d’Italia) se ne serviranno sempre più frequentemente per cercare di cancellare le connotazioni nostalgiche, cimiteriali, maschiliste e misogine dell’estrema destra. Per un’indagine su questa evoluzione: L. Cheles, Dalla donna-angelo a Alessandra Mussolini. L’immagine femminile nella propaganda della destra parlamentare, in La paura e l’utopia. Saggi sulla comunicazione politica contemporanea, a cura di F. Billi, Milano, Punto Rosso, 2001, pp. 83-122.
[11] Le performance di Scaglione sono visualizzabili su Youtube (alcune sono precedute dall’avvertimento che sono inadatte ad un pubblico non maggiorenne).
[12] Per una selezione di immagini che illustrano la grande varietà di atteggiamenti che la leader assume nella sua propaganda, cfr. su Google Immagini le parole-chiave «Giorgia Meloni manifesti elettorali». L’uso del sex appeal (reale o costruito) delle donne da parte di partiti populisti e xenofobi per presentare un’immagine allettante e rassicurante non è un fenomeno esclusivamente italiano e francese. Tra le “facce d’angelo” più note si possono ricordare: Anke Van Dermeersch, Miss Belgio 1991 e presidente del Vlaams Belang [Interesse fiammingo] al Senato; Céline Amaudruz, presidente del partito ultra-nazionalista Union Démocratique du Centre nel cantone di Ginevra; Krisztina Morvai, prominente euro-parlamentare del Jobbik [Movimento per un’Ungheria migliore]; Siv Jensen, leader del Fremskrittspartiet [Partito del progresso] norvegese, ministra delle Finanze del governo di centro-destra uscente di Erna Solberg (2013-2017); e Silvi Listhaug, membra dello stesso partito e ministra per l’Emigrazione e l’Integrazione di quel governo. A questa lista potremmo aggiungere il volto presentabile di Alice Weidel, co-leader dell’Alternative für Deutschland [Alternativa per la Germania].
[13] Cfr. Su Google «Immagine Moratti prima e dopo l’uso di Photoshop».
[14] La postura con braccia incrociate, rara nella ritrattistica politica attuale, e comunque generalmente ritenuta “maschile”, era, assieme a quella delle mani sulle anche, una caratteristica ricorrente dei ritratti ufficiali del Duce, ed è stata imitata da alcune personalità della destra neo e post-fascista (tra cui Gianfranco Fini). Si veda L. Cheles, Back to the Future. The Visual Propaganda of Alleanza Nazionale (1994-2009), in «Journal of Modern Italian Studies», XV, n. 2, 2010, pp. 244, 287-288, Figg. 22-27. Per l’immagine di Mussolini ripreso dal basso che si staglia su un cielo, cfr. E. Sturani, Otto milioni di cartoline per il Duce, Torino, Centro Scientifico Editore, 1995, pp. 252-253.
[15] L’UGL è l’erede della Confederazione Italiana Sindacati Nazionali dei Lavoratori, CISNAL, il sindacato legato al Msi.
[16] Sul fenomeno Cicciolina, cfr. A. D’Eusanio, Il peccato in parlamento, Gardolo di Trento, Luigi Reverdito Editore, 1987, che comprende l’interessante saggio di Umberto Eco, Un dollaro di onorevole (pp. 144-147), originariamente apparso su «l’Espresso» del 5 luglio 1987; e B. Lavergeois, Cicciolina: Ilona Staller, pornostar, députée, Paris, Ledrappier, 1987.
[17] Moana Pozzi: la santa peccatrice, a cura di P. Russo, Firenze, Clichy, 2015.
[18] I candidati che utilizzano calembour nella loro pubblicistica per farsi notare sono solitamente personaggi poco prominenti di città di piccole dimensioni.
[19] Si veda soprattutto il classico studio di Marina Warner, Donne e monumenti, Palermo, Sellerio, 1999. Per un breve studio focalizzato sull’Italia, cfr. Simbologie politiche del femminile, a cura di G. Bonacchi, M. I. Venzo, Roma, Gangemi, 2006.
[20] L’osservazione non è peregrina. Ségolène Royal si è travestita da Marianne, nella posa assunta dal simbolo della Francia nel celeberrimo dipinto di Eugène Delacroix La Liberté guidant le peuple, per un servizio fotografico apparso su «Le Parisien Magazine» il 25 ottobre 2013. Va rilevato che ai busti di Marianne che si espongono nei municipi sono state attribuite le fattezze di varie personalità contemporanee, tra cui Brigitte Bardot, Catherine Deneuve e Laetitia Casta. Per questa consuetudine, si veda M. Agulhon, Les Métamorphoses de Marianne. L’imagerie et la symbolique républicaines de 1914 à nos jours, Paris, Flammarion, 2001; e J. M. Renault, Les fées de la République, Paris, Les Créations du Pélican, 2003.
[21] Oltre al manifesto che ritrae la porno-attrice in versione castigata [Fig. 54], Grillini ne ha diffuso uno scopertamente pornografico che rappresenta un primo piano del fondoschiena dell’attrice accompagnato dallo slogan “Milly D’Abbraccio. Basta con queste facce da c…”.
Luciano Cheles, specialista di visual studies, ha insegnato nelle università di Lancaster (GB), Lione e Poitiers, ed è affiliato al Laboratoire Universitaire Histoire, Cultures, Italie, Europe dell’Università Grenoble Alpes. Ha allestito numerose mostre sulla propaganda dei partiti italiani e francesi. Recentemente ha curato, con A. Giacone, The Political Portrait. Leadership, Image and Power (Routledge, 2020).